L'anno scorso, il "Live in Mexico City" era uscito al momento gusto per marcare un punto importante nel percorso musicale dei
Dark Lunacy, ma alla luce del nuovo "The Day of Victory" è evidente come non volesse essere un punto d'arrivo e tantomeno preludere a chissà quali cambiamenti stilistici.
Infatti, il nuovo album guarda ai precedenti lavori, al più recente "Weaver to Forgotten" e soprattutto riallacciandosi a "The Diarist", del quale non solo condivide l'ormai caratteristico Death Metal melodico del gruppo, drammatico e ricco di spunti interessanti e originali (tra questi quei cori dell'Armata Rossa che lungi da essere un mero abbellimento rivestono, vedi ad esempio "Anthem of Red Ghosts", rivestono un ruolo centrale nell'economia dei brani), ma anche l'essere stato ispirato dalla storia della Russia, andando a rendere omaggio alla vittoria sull'invasore nazista che aveva contribuito alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
La formazione, pur con qualche assestamento, ha mantenuto una certa stabilità, ovviamente con Mike Lunacy a ribadire la sua centralità nei Dark Lunacy, e a dare una mano, o meglio a mettere a disposizione la propria ugola, troviamo Paolo Ojetti (con l'ex cantante degli Infernal Poetry che ha curato la fase di masterizzazione del disco), e la voce femminile di Caterina Trucchia.
"The Day of Victory" è un disco che non
vive di rendita su due o tre soli brani, ma che
vince nel suo complesso, per quanto si possa sottolineare l'efficacia della stupenda e intensa "From the Don to the Sea", oppure di "The Decemberists", con la sua apertura corale che si rifugia poi, con incedere epico, all'ombra del miglior Melodic Death Metal.
Listen close what is this, not bird or plane
Could it be the review fucking with your brain
All it takes just one touch over one, two, three
With a flick of a switch turn on... Metal.it