Il gruppo è nato nel 1994 da un’idea del chitarrista/cantante
Shatraug, immagine chiave della seconda generazione del Finnish Black Metal, in quanto membro anche di
Sargeist,
Mortualia, e
Behexen.
Inizialmente affiancato, dal prima chitarrista, e poi bassista del gruppo
Moredhel e da
Lauri Penttilä alla voce, sotto lo pseudonimo di
Nazgul; meglio conosciuto come
Werewolf, il quale dopo i primi tre album con gli
Horna darà vita ai
Satanic Warmaster.
Gli
Horna, al netto del 2024, hanno all’attivo 11 full-length, di cui il primo è datato 1998:
“Kohti yhdeksän nousua”, rilasciato tramite la
Solistitium Records; il quale a mio avviso rappresenta il capolavoro della band ed uno dei capolavori del genere nella sua interezza, e per questo ho deciso di riproporlo alla vostra attenzione.
Il debut dei finlandesi è una reinterpretazione del True Norwegian Black Metal che si contraddistingue per una produzione vecchia maniera, bensì sufficientemente nitida da renderlo apprezzabile in tutte le sue sfumature.
Il platter è caratterizzato da un lieve sottofondo melodico che richiama vagamente ai primi
Satyricon,
Gorgoroth ed
Enslaved, declinato con una fantasia e un’aura da incantesimo mistico che lo rendono un prodotto unico nella sua tipologia. In quanto questa componente melodica, ammantata di mistero, coesiste alla perfezione con l'intransigenza sonora data dalla furia nichilista, declinata sotto il segno del minimalismo esecutivo, che era tipica dei primi lavori dei
Darkthrone, in primis, e in versione più tecnica degli albori degli
Immortal. A tutto questo dovete aggiungere una componente Thrash/Death che di tanto in tanto emerge, donando così una grande dinamicità alle sei tracce che compongono
"Kohti Yhdeksän Nousua".
“Kohti yhdeksän nousua” è un LP che scaturisce dallo spirito di ribellione al cristianesimo, visto come il responsabile dello sradicamento morale e religioso dell'individuo dalla propria tradizione di origine; e dove viene invocato il ripristino dello spirito degli avi e dei loro valori.
Niente di nuovo invero, questa, come ben sappiamo, è una tematica comune a tutto il genere, soprattutto negli anni '90. Tuttavia, l'efficacia e l'immediatezza espressiva di questo album, contenente un gran numero di hooks, e strutture ear catcher pregne di groove, in grado di intrecciarsi con tutto il complesso di sfumature, quantomai suggestive, di cui abbiamo già ampiamente fatto menzione, squarciano il velo della banale riproposizione di un cliché ormai abusato.
Pura magia nera.
Recensione a cura di
DiX88
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