Chi non muore si rivede, e nel caso dei
Denial mai detto fu più azzeccato!
Avevamo incontrato la formazione genovese ben dieci anni fa, quando il nostro grande Ripe aveva recensito il loro secondo demo (ah, bei tempi quando si facevano ancora i demo invece di buttarsi immediatamente in "cd autoprodotti"...) intitolato "
Morphogenesis", valutato con un bel 7.
Dopo tante vicissitudini, arriva il debutto ufficiale per
Buil2Kill Records con questo "
Burden of Lies" e per fortuna il punto di riferimento in questi dieci anni di attesa non è cambiato: i Death (intesi come band) ed il death (inteso come genere) ringraziando il cielo non sono stati nè alleggeriti, nè imbastarditi, nè impoveriti, ma anzi al contrario si sente in maniera evidente che si è all'ascolto di un gruppo che non ha imbracciato gli strumenti l'altro ieri e che sa come muoversi in modo più che disinvolto: sin dall'opener "
Morphogenesis" (probabilmente la stessa ripresa dal demo sopracitato) però emerge una problematica, un dubbio, che purtroppo trova riscontro immediatamente, quando pochi secondi dopo prendo il booklet e sfortunatamente i miei timori e le mie impressioni vengono confermate.
Dietro il microfono, a gestire lo scream, c'è tal
Julie Ann che ha lo stesso problema di sue colleghe ben più note ed illustri nel panorama metal, come
Angela Gossow, il suo rimpiazzo
Alissa Bla Bla Gulz o la compianta
Rachel dei
Sinister.
Ovvero, che la musica estrema non è cantabile da una ragazza, sia che si tratti di scream sia che si tratti a maggior ragione di growl: nulla di personale, nulla di drammatico, nulla di irrimediabile, solo un personale punto di vista. Semplicemente "
Burden of Lies", così come un "
Anthems of Rebellion" o un "
Savage Or Grace", sarebbe stato decisamente più riuscito con una buona (questo è palese) ugola maschile, per quanto la lungocrinita singer dei Denial si sbatta e si impegni allo spasmo...forse anche troppo, visto che talvolta si riscontrano momenti in cui sembra andare decisamente sotto sforzo.
Intendiamoci, non è che senza la buona Julie "Burden of Lies" diventa un disco da 9, anzi ci sono delle cose molto valide (tipo le accelerazioni e gli assoli) alternate ad altre assai meno riuscite (ad esempio l'esagerata ricerca di riffs intricati, che alla lunga stanca e li rende poco efficaci e con pochissimo mordente) e quest'ultima caratteristica è a mio avviso più deleteria della scelta di avvalersi di una ragazza dietro al microfono.
Infatti da metà disco in poi trovano spazio composizioni più lineari ed il tutto ne guadagna, sebbene manchi lo sprazzo geniale o totalmente riuscito.
In definitiva un disco sufficiente, che si lascia ascoltare con piacere, ottimamente suonato, ma che ancora non riesce a lasciare il segno e spingere l'ascoltatore a premere nuovamente play al termine dell'ascolto.
Nella speranza di un futuro più radioso, vi lasciamo al trailer del disco in questione.
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