Eh, i
Mastodon... Innegabilmente la band di Atlanta sa dividere il pubblico come poche altre. Da una parte c'è chi è sempre pronto a portarli in trionfo, elogiandoli come salvatori ed innovatori di un intero movimento musicale e dall'altra, molti detrattori che non ne capiscono il successo e li ritiengono clamorosamente sopravvalutati. Giusto per non crearmi troppi nemici già all'inizio di questa tribolata recensione, comunico a chi legge che io sto nel mezzo. Sono infatti tra quelli che hanno apprezzato molto il cammino in crescendo della band ma, pur ritenendo
Crack the Sky un grande album, preferisco quanto creato fino a
Blood Mountain con quel misto di influenze selvagge, genuine, una progressione sonora sempre in divenire.
Tutto questo per inquadrare la mia posizione e, per scansare ogni dubbio, lo dico subito: il nuovo
Once More 'Round The Sun è molto meglio dello scialbo, spompato e semplicistico
The Hunter.
Ma non è metal. Almeno, non molto. Se ne può trovare qualche traccia in alcuni riff e in qualche attacco. Inutile, quindi, andare a cercare lunghi componimenti, grezze partiture heavy o reminescenze thrash piuttosto che sprazzi di
Black Sabbath, Pelican, Rush... Quello è il passato. I
Mastodon hanno intrapreso il loro cammino che, pur non essendo oro colato, è assolutamente interessante e li ha portati dal post-hardcore iniziale (qualunque cosa significhi) all'odierno space-stoner-rock, mutevole ma sempre più immediato, facilmente assimilabile e, diciamolo, commerciale. Questo termine non ha per forza un'accezione negativa se intende canzoni di qualità, ben costruite e alla portata di tutti.
Posso dire che ora i
Mastodon suonano "semplicemente" come i
Mastodon e diversi brani come
The Motherload o la
title track potrebbero stare in heavy rotation su Virgin Radio. Canzoni all'apparenza semplici, fatte di riff efficaci e mai banali, dove l'irruenza vocale ha lasciato il posto a melodie ben studiate, a volte leccate. Da questo punto di vista
High Road (per la quale è stato girato un video, riportato sotto la recensione) esemplifica il contenuto dell'album, col suo chorus melodico e facile da ricordare, efficacissimi riff dal vago sapore stoner, dissonanze, momenti graffianti e altri tranquilli. Si sente aleggiare un mood settantiano lungo il disco, soprattutto nelle ritmiche, così come si percepisce fortemente l'aura di
Crack The Sky che spunta qua e là più prepotente. Vedere
Diamond In The Witch House (con l'apparizione di
Scott Kelly) e
Chimes At Midnight per dettagli, tra le migliori in assoluto.
Questi
Mastodon che con il LORO suono giocano ai
Radiohead, agli
U2, ai
Thin Lizzy, possono anche non piacere (tipo
Asleep In The Deep e il suo refrain non proprio riuscitissimo), può anche sembrare eccessivo, ad esempio, un mix voci filtrate in una canzone semi-prog con cori femminili finali di una band indie/punk (
The Coathangers si chiamano ), su
Aunt Lisa succede ma... funziona. Non si può dire nulla se non che riescano a semplificare in modo "drammatico" pezzi per nulla scontati, "sembran solo canzonette" cantava qualcuno, e invece...
Ci sono alcuni episodi più contorti ma brevi come durata totale, che sono una vera pacchia per gli amanti della perizia strumentale, dico solo
Feasts Your Eyes. C'è anche un alone psichedelico percepibile in tutto il lavoro, dovuto soprattutto all'utilizzo di delay ed altri effetti vocali, che rende la proposta magnetica.
C'è questo, c'è quello... A questo punto avrete capito di non aver capito. Esatto, i
Mastodon vogliono questo: confondere, colpire con classe e affondare, farsi ascoltare da tutti ma essere veramente capiti da pochi. Non sono degli dei, non sono intoccabili ma sono musicisti estremamente intelligenti e se c'è una cosa che hanno fatto e continuano a fare è evolvere.
Mi scoccia solo comprarlo per via di avere poi in mano una copertina orripilante che l'
Arcimboldo di
Peperlizia, a confronto, è degno di un poster gigante da tenere sul letto. Ma ci posso passare sopra, dopotutto ascolto anche roba con copertine
così.
Artwork a parte, dategli un ascolto senza preconcetti, senza fare paragoni, provate invece ad immergervi nelle loro composizioni e vedere che succede. Se nemmeno con questo approccio riuscirete a convincervi, pace, non ne faremo un dramma.