È dunque giunta l'ora per il ritorno sulle scene per i britannici
Monuments. Reduci da un periodo non proprio indolore segnato da cambi di lineup, primo su tutti quello della sostituzione del vocalist con l'entrata di
Chris Barretto (ex-Periphery, Ever Forthright) e l'uscita di
Matt Rose, i ragazzi inglesi hanno continuato a creare musica, coltivando il proprio stile, comprendente metalcore, djent, progressive, tech metal e groove. In effetti la ricerca del frontman deve essere stata ardua per i
Monuments, in quanto non è facile trovare una voce che si adatti alla perfezione alla mistura di generi proposti, ma sembra che con
Barretto ci abbiano preso, sia il growl che il pulito del nuovo cantante sembrano fondersi bene con le composizioni contenute nell'album. Questo
The Amanuensis prosegue la linea tracciata con il debut
Gnosis, con un'attenzione particolare sia verso il lato musicale che su quello delle lyrics, incentrate stavolta su elementi letterari, mitici e filosofici. Già il titolo stesso è ispirato dal romanzo di David Mitchell
Cloud Atlas (tradotto in italiano come
L'atlante delle nuvole), da cui è stato tratto anche il film dei fratelli Wachowski. Chi conosce il libro oppure la pellicola cinematografica sa quanto quest'opera sia articolata e di difficile analisi, stesso pensiero che può relativamente essere accostato al disco dei
Monuments. L'idea alla base è quindi molto profonda e porta anche direttamente al concetto buddista del Saṃsāra, dottrina inerente al ciclo di vita, morte e successiva rinascita.
The Amanuensis è composto da undici tracce, per circa 50 minuti di musica, che differiscono l'una dall'altra per stile ed atmosfera, o sarebbe meglio dire ambientazione. La musica è di forte impatto già dalla prima traccia,
I, The Creator, elaborata, con il vocalist che si cimenta sia con il cantato pulito che con il growl, vicina ad un approccio nu metal, ma sempre legata alla tecnica che contraddistingue le composizioni dei
Monuments. Un sottile ponte fra melodia ed aggressività lega la musica del gruppo inglese, nota rimarcata anche nella successiva
Origin of Escape, dove prevalgono le doti ed il riffing della coppia di chitarristi formata da
John Browne e
Olly Steele.
Atlas, piena di groove e di richiami al metalcore, rappresenta la faccia più moderna dei
Monuments.
Horcrux, chiaro riferimento alla saga potteriana (oggetto od essere vivente che custodisce un frammento di un'anima di un mago), è aperta da un giro progressive che spiana la strada ad una traccia tortuosa, colma di melodia ed atmosfera.
Garden of Sankhara, altro richiamo alla concezione buddista, è uno degli highlight di
The Amanuensis, una bella armonia tra parti melodiche e quelle un po' più aggressive è arricchita dalla eccellente prestazione del vocalist. Con
The Alchemist i
Monuments si ributtano a capofitto nel core, esprimendo tutto il loro potenziale, dove lo scatenato e preciso batterista
Mike Malyan riesce a dare il meglio di se stesso (pur eseguendo un grande lavoro lungo l'intero album).
Quasimodo è intrisa di groove e metalcore, mentre
Saga City, dall'inizio veramente intrigante, attraversa diversi stili musicali da un pseudo-funky ad un melodico metal moderno, fino alla usuale esplosione core verso la metà del pezzo.
Jinn continua i riferimenti alla tradizione asiatica, in questo caso viene richiamato il "genio" multiforme appartenente al preislamismo, si snoda in un brano dinamico, altamente tech e melodico.
I, the Destroyer, non può che essere possente e devastante, con un eclettico
Chris Barretto. La conclusiva
Samsara, ricca di atmosfera, si differenzia dal resto dell'album, portando pace interiore e scortando l'ascoltatore al silenzio.
La musica dei
Monuments è già di per sé complicata e con l'aggiunta di lyrics ricercate non può che diventare ancor più di pregio. Quello che manca alla band inglese è stabilire la quadratura del cerchio, ovvero decidere che strada musicale intraprendere, fatto questo il combo britannico potrà affermarsi come una delle band di punta del panorama del metal moderno. Nel mentre vi lasciamo all'ascolto del buon
The Amanuensis...
I, The Creator
Atlas