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Pilgrim, americani del Rhode Island, avevano esordito nel 2012 con l’album “Misery wizard” che li aveva messi in luce nell’ambiente doom underground. L’anno successivo il gruppo ha consolidato la propria fama grazie a prestazioni live efficaci, tenuto conto della giovane età, ma ha anche visto l’abbandono da parte del bassista Count Elric the Soothsayer (???), al momento non ancora sostituito. Comunque il duo, composto dal chitarrista, bassista e cantante The Wizard e dal drummer Krolg, si è rimesso all’opera per realizzare il presente seguito “II: Void worship”, pubblicato per Metal Blade.
La linea stilistica viene confermata, se mai vi fossero stati dubbi: doom colloso, greve, minimalistico, ravvivato però da sprazzi più tonici che ricordano Cathedral e affini. Qualche pezzo presenta sfumature epico-metalliche, come l’incalzante “The paladin”, mentre nella parte centrale del lavoro viene concesso spazio alla componente strumentale. Anche i temi delle canzoni ricalcano quelli del debutto: spade e magìa, guerrieri barbari, sortilegi, sangue, morte.
Ma il vero spirito ultra-doom della band emerge prepotentemente durante le tracce più estese: “Masters chambers”, “Void worship”, “Away from here”. Incedere lento, lugubre, atmosfere malate e funeree. Alla base di tutto, il coagularsi di riff mortiferi, essenziali, con ritmiche ipnotiche e vocals ritualistiche ed evocative.
Il problema è che questa rigida formula si rivela arma a doppio taglio, perchè dietro il pur discreto spessore affiora una ripetitività strutturale non ancora superata. L’album mostra alcuni progressi, ma ho la sensazione che non esprima ancora tutte le potenzialità dei Pilgrim. Che per il momento sono una formazione interessante ma non pienamente convincente.
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