Un doom venato di psichedelia stoner è quello che ci giunge da Oslo, ce lo consegnano i
Purple Hill Witch, trio che debutta ufficialmente dopo aver realizzato un demo ed un EP.
Scordiamoci qualcosa di originale o innovativo, non è nelle intenzioni dei doomster norvegesi, piuttosto a loro piace pescare qua e là tra diverse formazioni come
Witchfinder General, Lord Vicar e, soprattutto, i sempiterni
Black Sabbath. E' davvero forte l'influenza della band di
Iommi nel loro suono, specie nelle parti strumentali, dove una chitarra mai troppo distorta fa coppia con un egregio lavoro di basso, davvero pesante e con molta presenza. Gli assoli sono semplici e volutamente imprecisi andando ad accentuare la sensazione "live in studio" che la band vuole ricreare. Per quanto riguarda la voce di
Ingvaldsen, posso dire che richiama in parte quella di
Linderson dei già citati
Lord Vicar, riuscendo ad amplificare le parti psichedeliche del suono ma sapendosi mettere da parte quando sono gli strumenti a doversi prendere la scena. Abbiamo canzoni lunghe, come la
title track di oltre 11 minuti, oppure i quasi 8 minuti di
Queen of the Hill e
The Final Procession ma, grazie a variazioni di tempo, sinistre atmosfere, abbondanti dosi di psichedelia e buone intuizioni, i
PHW riescono a mantenere alta l'attenzione facilmente, facendoci viaggiare senza rischiare cali di tensione. Un disco, insomma, che potrebbe essere uscito a metà anni '70, non un capolavoro, ma la dimostrazione che i
Purple Hill Witch, con questa classica formula, sanno benissimo intrattenere anche oggi.
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