Il declino della società odierna, e di conseguenza del music business, si denota dal fatto che una band come i
Sonic Syndicate invece di giacere senza contratto tra una cantina, un locale malfamato ed un garage ancora si ritrovano addirittura il supporto della potente
Nuclear Blast.
Fatta vagamente salva la primissima parte di carriera, con "
Eden Fire" ed il primo famoso "
Only Inhuman", i cinque svedesi (oggi quattro) si sono superati dando alle stampe due lavori inascoltabili, "
Love and Other Disasters" del 2008 che ho avuto il piacere di recensire con un bel 3,5 ed il successivo "
We Rule the Night" di cui vi abbiamo direttamente risparmiato il giudizio dato che probabilmente non saremmo arrivati nemmeno al minimo sindacale, ovvero quel "2" oltre il quale difficilmente scendiamo per pietà umana.
Il nuovo album, autointolato "
Sonic Syndicate", può rappresentare una sorta di rinascita, di nuovo inizio, anche perchè i due precedenti cantanti hanno lasciato la band in grande polemica, specialmente l'ultimo
Richard Sjunnesson (quello in growl, tanto per capirci) che ha sputato su quanto fatto negli ultimi tempi, definendo l'ultimo disco da lui cantato come "vera spazzatura", ovvero proprio quel 'We Rule The Night'....e poi quando lo dico io si offendono, accusando pesantemente i vertici della Nuclear Blast di aver manipolato e cambiato a tavolino la musica dei SS per vendere... ma guarda, non ce lo saremmo mai aspetttato.
Vabbè, torniamo a noi: una volta scremata questo ultimo baluardo "estremo", i Sonic Syndicate avevano pista libera nel proporre un disco ancora più morbido nei contenuti, accattivante, catchy ed easy listening...e così è stato.
Il nuovo "Sonic Syndicate" è davvero un dischetto pop con una produzione metallosa, di queste nuove, moderne, plasticose e luccicanti, d'altronde la corrente del metalcore per 15enni questo richiede e questo gli viene dato.
Il chitarrista
Robin Sjunnesson, fondatore della band, si è preso carico delle cosidette harsh vocals, mentre la vocetta emo è affidata a
Nathan James Biggs, subentrato nella band nel 2009, proprio col disco dello scandalo.
Ora, non che Richard Sjunnesson fosse chissà quale genio della musica, ma due cose in croce quando c'era anche lui a decidere i Sonic Syndicate riuscivano a metterle insieme: nulla per cui strapparsi i capelli, ma una "
Enclave", una "
Aftermath", una "
Only Inhuman" perlomeno suonavano decenti.
Oggi l'unico motivo per guardare ai Sonic Syndicate è
Karin Axelsson al basso, che peraltro ha già partorito, si avvicina pericolosamente ai 30 e come il 95% delle nord europee dopo una giovinezza sfavillante verrà colpita da rughe prepotenti, obesità diffusa e vecchiezza devastante.
Persino il singolo, "
Before You Finally Break" con il cantante dei
Soilwork (altri decaduti...) a supporto, è di una piattezza disumana.
Sarà che sono sfortunato, ma ultimamente il metal "dei piani alti", tra immobilismo storico dei dinosauri che non hanno più nulla da dire e proposte indecenti dei "nuovi", mi pare davvero invischiato in una parabola discendente che al momento non pare avere fine.
Non so se possiamo fare qualcosa in merito, ma il nostro contributo nel tentare di risollevare la scena ce lo mettiamo anche stavolta