Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:40 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. WAR CRY
  2. FOOLED BY YOUR GUTS
  3. R.I.B. (REST IN BEER)
  4. RIDERS OF THE DOOM
  5. HOPE CAN’T DIE
  6. NO ONE HIT WONDER
  7. BREAKFAST FOR CHAMPIONS
  8. ENEMY OF ORDER
  9. CLOCKWISE TO DEADLINE
  10. THE PARTY AIN’T OVER ‘TIL WE SAY SO

Line up

  • Andreas "Gerre" Geremia: vocals
  • Andy Gutjahr: guitar
  • Frank Thorwarth: bass
  • Olaf Zissel: drums

Voto medio utenti

Ho sempre nutrito profonda stima e simpatia per i Tankard… Destino beffardo il loro, che li ha portati ad avere una carriera perennemente vissuta (ingiustamente, dal mio punto di vita) all’ombra della Sacra Triade tedesca, e che non gli ha tributato i giusti riconoscimenti e la giusta fama, rimasta relegata a livello di cult band. Ma, in fondo, a noi sta bene così, ed evidentemente anche a loro, visto che, incuranti di tutto, proseguono imperterriti per la loro strada, pubblicando l’ennesimo disco, il sedicesimo, all’insegna del thrash metal più cazzaro e ironico che possiate trovare in giro. Già, perché da sempre la loro formula è stata questa: thrash metal di pregevole fattura, impreziosito da testi ironici e spassosi, ed è stata proprio questa loro propensione al divertimento che li ha portati ad avere frotte di fan fedelissimi, sempre pronti a stappare una birra in loro onore. E manco a farlo apposta questo nuovo disco si intitola proprio “R.I.B.”, acronimo di Rest In Beer, e non potevamo aspettarci altro da Gerre e company. Partiamo proprio dalla ‘funebre’, si fa per dire, titletrack, beffarda come non mai e sorretta da un ottimo riffing di Andy Gutjhar, mai come in questo disco così ispirato. Ed è proprio merito del chitarrista, ormai nella band dal lontano 1998, se gli ultimi album dei Tankard hanno una marcia in più, anche rispetto ai grandi classici del passato, più diretti e incazzati ma sicuramente meno vari. Il suo stile melodico, infatti, s’è incastrato alla perfezione nel sound della band, arricchendolo e differenziandolo, dandogli un valoer aggiunto in più, grazie proprio alle aperture melodiche che il nostro inserisce qua e là, e grazie ai suoi ottimi assoli, molto di gusto. E come non nominare “Fooled by your guts”, “Enemy of order” o “Breakfast for champions”, esempi lampanti del loro stile? Ed è del tutto inutile tacciare la band di ripetitività, intanto perché non è vero, secondo perché non vedo per quale motivo bisognerebbe aspettarsi altro da loro, e terzo perché fino a quando i nostri saranno in grado di scrivere brani vincenti come “The party ain’t over ‘til we say so” non ci sono chiacchiere che tengono, io continuerò ad ascoltarmeli e a scapocciare, pur se conscio di come sarà accolto questo disco: con sufficienza e critica da un lato, dai soliti intellettualoidi del metal, che non riescono a discernere le cose e a capire quando è il caso di cercare novità, e, per fortuna, con allegria e spensieratezza dal lato opposto, da chi vuole semplicemente divertirsi un po’ con l’ennesima burla messa su dall’allegra combriccola di Francoforte…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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