Questo “Unleashed in Japan”, “singolare”
live dei
The Winery Dogs, mi consente in primo luogo di dire due parole su uno dei “supergruppi” più chiacchierati degli ultimi tempi: li adoro.
Potremo criticare la moda delle
all-star band, potremo anche rimarcare l’
ego smisurato e le scelte non sempre ponderate di qualcuno di questi intraprendenti musici (chi ha detto Portnoy?), ma sinceramente se poi i risultati sono quelli ottenuti da “The Winery Dogs”, ben vengano
trend, nevrosi e fenomeni di “sovraesposizione” mediatico-artistiche.
Qualcuno, poi, per l’appunto, potrebbe pure stigmatizzare la “stranezza” della pubblicazione di un lavoro dal vivo dopo un solo
studio-album all’attivo e tuttavia anche qui è sufficiente affidarsi al giudizio superiore del proprio apparato
cardio-uditivo per veder fugare istantaneamente sospetti e perplessità.
Registrato a Tokyo nell’estate del 2013 (
the band’s second show ever!), il disco cattura tutta l’essenza di una formazione capace di coniugare tecnica superlativa con un’eccellente amalgama compositiva, il tutto sommato a un’energia e a un entusiasmo spontaneo e contagioso davvero avulso dal concetto di “marchetta”, uno dei rischi maggiori in tali circostanze.
Un trio di “maestri” che diverte e si diverte, insomma, con uno Sheehan impeccabile (ancora oggi probabilmente il miglior bassista della “scena” …), un Portnoy preciso ed estroso senza sproporzioni e un Richie Kotzen semplicemente perfetto nel combinare virtuosismi e passionalità, anche per merito di una voce Cornell-
iana sempre più pastosa ed emozionante.
In definitiva è forse proprio l’ex protetto di Mike Varney (e sembra un secolo fa …) il vero protagonista della situazione, marchiando con una prestazione da brividi l’intera scaletta, resa, tra l’altro, sufficientemente variegata grazie al suo passato musicale, omaggiato attraverso suggestive interpretazioni di “Stand” (dei Poison), “You can’t save me” (tratta da “Into the black”) e “Shine” (dei Mr. Big, esperienza condivisa con il funambolico Sheehan).
Una
chicca scintillante come "Criminal" (presente nell’edizione giapponese del debutto), la rovente
cover di Elvin Bishop “Fooled around and fell in love” e versioni devastanti di “Elevate”, “Time machine, ”I’m no angel”, “Not hopeless” e della voluttuosa “Desire”, completano il programma di un’opera strepitosa, un’ulteriore tangibile testimonianza a supporto di un assioma inconfutabile … con la gente “giusta” ad attizzarla, la fiamma del sacro fuoco dell’
hard rock non si estinguerà mai.
P.S. “Unleashed in Japan” è corredato da un secondo Cd contenente l’albo d’esordio … se a suo tempo vi eravate (“criminalmente”) distratti, ora non avete più giustificazioni plausibili …
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?