Un progetto nato per iniziativa del tastierista sardo Davide Serra al quale si sono aggiunti il chitarrista Antonio Leggieri e il bassista milanese Edoardo Giardina. Visti i molteplici impegni dei musicisti e soprattutto la grande distanza che li separa, si tratta di una band prevalentemente da studio che ben raramente ha la possibilità di esibirsi dal vivo. E onestamente ciò incide sul risultato, così come la giovane età dei protagonisti.
L’idea è quella di proporre un sofisticato gothic-doom metal, tipo Anathema, My Dying Bride, ecc, allargato ad altre influenze come certo dark-prog rock settantiano di matrice italiana.
Ampio uso di pianoforte, arrangiamenti classici, passaggi riflessivi ed atmosferici, voci eteree, testi intimisti, che mettono decisamente in secondo piano le componenti propriamente rock. L’uso della batteria elettronica e l’autoproduzione, contribuiscono inoltre a creare un clima distaccato, algido, esteticamente ambizioso ma scarsamente coinvolgente. E’ ovvio che il trio non si è posto come obiettivo uno stile epidermico o elementare, ma alcune parti sfiorano davvero lo stucchevole, già dall’iniziale minimalismo di “Sold out, like seats in heaven”.
La sensazione è che il gruppo abbia voluto mettere troppa carne al fuoco, mancando però una direttrice precisa, finalizzata, coesa. Qualunque sia lo stile scelto, creare musica brillante senza lavorare gomito a gomito con continuità è impresa difficile anche per professionisti ultra-veterani. Che, per forza di cose, i
Frozen Caress ancora non sono.
Alcune buone intuizioni, altre meno, altre che lasciano perplessi, si intuiscono capacità ma il risultato è ancora troppo esile e dispersivo.
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