Ci sono stati diversi sconvolgimenti in casa
HOD negli ultimi cinque anni. La band black-death texana ha infatti perso per strada
Bjorn Haga, fondatore ed eminenza grigia dell'underground black americano con una carriera partita addirittura nel lontano 1987. Non è l'unico componente ad aver abbandonato la nave, anche
Derek Rivers ha telato e, alla vigilia dell'uscita dei questo secondo capitolo, le perplessità erano diverse, anche perché nel frattempo è cresciuta attenzione attorno a questa formazione.
Timori che si rivelano infondati, il nuovo
Book Of The Worm è addirittura migliore del suo predecessore, niente da segnare sul calendario, ma un disco sicuramente piacevole, ben suonato e con una marea di riff da scoprire. La proposta degli
HOD, come detto, è un black-death che mescola idealmente
Darkthrone,
Deicide e
Dissection, naturalmente con le dovute proporzioni e con la consapevolezza che siamo nel 2014, segli States. Non per essere prevenuto ma i problemini che ha questo
Book Of The Worm sono quelli che affliggono il 90% delle produzioni black statunitensi: manca atmosfera, manca il senso di male. Gli
HOD probabilmente ne sono consci e puntano su una grande varietà di riff, esaltati da una produzione pulitissima, che si succedono in modo frequente mantenendo le canzoni vive ed evitando che si presenti la noia. Certo, il tutto è abbastanza mono-dimensionale, sia come velocità che come risorse utilizzate, però ci si diverte nell'ascolto e capita di pigiare nuovamente play dopo qualche tempo. Il cantato è incisivo, sporco, abrasivo e in generale davvero adatto alla proposta, andandosi a mescolare bene al lavoro delle chitarre e ad una presenza del basso piuttosto evidente che non si risparmia qualche primo piano. Chi delude totalmente è la batteria. Non mi riferisco alla prestazione del drummer (difficile da decifrare) ma all'insulso suono scelto, davvero secchissimo, triggerato, privo di spessore che rende tutto ulteriormente asettico privando il disco di quell'atmosfera malsana di cui parlavo qualche riga addietro.
Un ascolto glielo potete dare senza pentirvene, saranno 40 minuti che non andranno sprecati, anzi, saranno piacevoli, non pensate però di avete tra le mani un tesoro da custodire e godere negli anni a venire.
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