Il confine tra alternative e schifezza è sempre lì, subdolo, che mi perseguita da quando ho iniziato ad ascoltare musica. Questo confine i Seether l’hanno passato raramente, mantenendosi sempre nell’alveo della rispettabilità senza tuttavia mai esaltarmi più di tanto. Può anche essere che sia un problema mio, visto che l’attività della band dura da tanti, tantissimi anni, ma poco importa, perché alla fine anche se di dischi ne hanno venduti ben più di qualcuno, Shaun Morgan e compari nella storia della musica non hanno poi questa grande importanza e, concedetemi una previsione, non ce l’avranno mai.
C’è da dire, subito, che questo Isolate And Medicate non è proprio in linea al 100% con quanto fatto in passato dal gruppo, per un semplicissimo motivo. Negli album passati, infatti, almeno un paio di hit le si riusciva sempre a trovarle, mentre questa volta non ce n’è nemmeno l’ombra. In mezzo a qualche idea carina, il disco si perde nell’anonimato totale, nella piattezza assoluta di un genere che non può avere assolutamente nulla da dire se non viene preso e ribaltato come un calzino ogni volta che si scrive una canzone. Dalla metà degli anni ’90 in poi di brani così ne sono stati scritti a migliaia, tutti incredibilmente uguali. Forse è ora di finirla, no?
Potrei stare qui a raccontarvi per bene cosa c’è nel disco, quali sfumature e stili vengono citati, quali pezzi sono meglio di altri e perché. Potrei, ma non lo faccio. Però vi do un consiglio: ascoltatevi la prima canzone e saprete cosa c’è nel disco, senza bisogno di ascoltare nient’altro.
Orsù, dunque, fan dei Seether, stracciatevi le vesti di fronte alla mia cattivissima recensione. Da parte mia solo una gioia: sapere di non dover mai condividere con voi (che, come tutti i buoni fan dell’indie-alternative-post/grunge-quellochevolete, avete lo stesso piglio democratico dei talebani) la fila alla cassa nel mio negozio di dischi preferito.
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