Ordunque, vediamo di sfoltire subito i ranghi: quest’oggi narriamo le gesta di uno strampalato gruppo australiano, dedito a un folk metal da birreria scandinava… che un bel giorno deve aver perso la trebisonda, decidendo così di aggiungere alla propria miscela musicale stacchi swing di matrice cabarettistica, chorus di power sinfonico degni dei migliori
Rhapsody (senza “
Of Fire”, possibilmente), partiture da rock musical riconducibili al
Devin Townsend di pezzi come
Vampira o
Bad Devil, tocchi avanguardistici che sfociano talora nel progressive, arrangiamenti da videogame generazione 8 bit…
Il tutto, si badi, incastrato in canzoni dalla durata media di quattro minuti scarsi.
Perfetto: se non siete fuggiti come se aveste un esattore di Equitalia alle calcagna, posso darvi l’ufficiale benvenuto nel bislacco reame dei
Troldhaugen.
Più evoluto dei
Trollfest (peraltro stroncati di recente su queste pagine virtuali dallo spietato Gandy), più imprevedibile dei
Korpiklaani e più talentuoso degli
Equilibrium, il quartetto proveniente da
Wollongong (nome fantastico!) può per sommi capi venir accostato ai primi
Finntroll. Eppure, la personalità dei Nostri è così strabordante che nel giro di soli due album -a proposito: andate a ripescarvi il precedente
Ramshackle, un’autentica bomba- non appare forzato parlare di puro
Troldhaugen sound, senza più bisogno di etichette o paragoni.
Un sound, l’avrete capito, eclettico sino al midollo, ma non per questo scriteriato. Non commettete la leggerezza di snobbare aprioristicamente il nuovo
Obzkure Anekdotez for Maniakal Massez come se si trattasse di un confusionario scarabocchio sonoro. In realtà, l’esperienza uditiva si rivelerà compatta e fruibile, generando diletto, sorpresa, gaudio, ma mai spaesamento.
Buona parte del merito va ascritta al songwriting, davvero ispirato, e all’attitudine gioconda e cazzona dei Nostri, musicisti preparatissimi che non si prendono troppo sul serio, come i magistrali
Elio e le Storie Tese insegnano da decenni.
Sappiate che il sottoscritto, pur rientrando a pieno titolo nel novero dei metaller ombrosi e compassati che ben di rado si concedono una risata di gusto, non riesce a smettere di zompettare al ritmo irrefrenabile di
Hunting Tactics for Mythical Creatures (quando si dice iniziare col botto…) e
Lefty’s Wild Ride (forse la migliore), di esaltarsi per l’inatteso afflato spaghetti western di
The Good, the Bad and the Gristle (ovvero ciò che i
Turisas non hanno osato in
We Ride Together) e di godere della lucida follia compositiva che marchia a fuoco
Cut to the Chase e la conclusiva
Swamp Rocket.
Non vedo l’ora di assistere al loro concerto di spalla ai granitici
Brainstorm e agli
Alestorm (altra band “poco seria” che adoro) il prossimo ottobre; nel frattempo, credo proprio che ingannerò l’attesa con questo strabordante
Obzkure Anekdotez for Maniakal Massez.
Per quel che mi riguarda, il platter più divertente del 2014.