L'album dei Muddy Fly ci riporta di peso agli anni d'oro del Seattle-sound, semplice quanto magica alchimia di ruvida energia rock ed aspra melodia autunnale che fece le fortune dei vari Nirvana, Pearl Jam, Soundgarden ed epigoni vari, ancora oggi ben presente seppur non con la medesima freschezza in molti lavori contemporanei.
La formazione di Reggio Emilia si mostra come ottima esecutrice di schemi ampiamente collaudati, nessuna avventura innovativa in cambio di un songwriting maturo e curato, buona qualità generale e discreta varietà nei brani, magari un po' carenti in personalità.
Una serie di tracce concrete ed essenziali che non si smarriscono in divagazioni superflue, melodie piacevoli con il pregio di essere orecchiabili senza rinunciare ad un pathos grintoso, atmosfere perlopiù adulte ed intimiste ma non troppo depressive ed un bravo cantante nella scia dei Vedder, Lanegan e compagnia, la proposta dei Muddy Fly non ci regala grandi sorprese né picchi stratosferici però possiede quel tranquillo fascino delle cose tradizionali che piacerà agli amanti delle classiche sonorità grunge o delle più recenti derivazioni post-rock.
Alcune canzoni d'impatto rude e graffiante come "Liquid shadow","Crawl away" e l'ottima "Cold as fire", la quale con il suo robusto basso pulsante, le chitarre metallizzate e l'andamento nervoso ricorda gli ultimi QotSA, altre dal tono morbido e sognante con l'immancabile spolverata di amara malinconia, in particolare la mesta ma deliziosa "Fake", la dolcissima e sussurrata "Like water" ed il segno sottilmente psichedelico della conclusiva "Smoke", tutti episodi vincenti per semplicità ed immediatezza con particolare brillantezza nelle parti vocali grazie ad un ispirato Daniele Braglia.
Buona prova per una band che ha scelto di seguire certi modelli e lo fa con serietà e precisione, evitando improbabili salti nel buio.
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