Sono finalmente tornati gli alfieri del metal classico, ovvero gli
Astral Doors. Tre anni dopo il bel
"Jerusalem" arriva sul mercato questo
"Notes from the Shadows", settimo capitolo discografico per la band svedese. Guidati dalla sempre strabiliante voce di
Nils Patrik Johansson (
Civil War,
Wuthering Heights), un redivivo
Ronnie James Dio, che incide con la propria ugola tutti i già straordinari pezzi del gruppo scandinavo. Da preannunciare che non troverete una rivoluzione nel sound degli
Astral Doors, il combo è fedele al proprio stile, un heavy classico, talvolta più hard rock, dalla raffinatezza inimitabile, con un songwriting attento in ogni dettaglio. Per questo la band di Borlänge può conquistare fans in qualsiasi campo metallico, unendo verosimilmente la maggior parte dell'audience, presentandosi con una proposta che rievoca le radici dalle quali tutti noi veniamo. Non importa se la musica degli
Astral Doors non spicchi per originalità, nemmeno che non porti qualche nuova strana contaminazione, bastano solamente sentire i riff che provengono dal passato e la voce di Johansson per far scatenare la fantasia. Non originale non significa però imitativo, scontato, qui di criterio, ricerca e profondità musicale ve ne sono da vendere.
"Notes from the Shadows" porta circa una cinquantina di minuti di musica con una elevata varietà di atmosfere destinate ad entrare nella mente e nel cuore dell'amante del Metal. L'opener
"The Last Temptation of Christ" riprende laddove
"Jerusalem" aveva lasciato, una deliziosa melodia di chitarre introduce la fantastica voce di
Nils Patrik Johansson in un ritmo rockeggiante e scatenato, battendo la strada delle lyrics a sfondo religioso che talora si ritrovano nelle composizioni degli
Astral Doors. Un chorus accattivante non fa altro che arricchire il già ottimo lavoro compiuto da tutta la band. Più oscura è invece l'apertura della seguente
"Disciples of the Dragonlord", un pezzo dalla grande carica e segnato sempre dalla ottima interpretazione di Johansson.
"Wailing Wall", pacata nell'introduzione ma infiammata nella prosecuzione, si fa apprezzare per il chorus e per l'eccellente e melodico assolo.
"Shadowchaser", una delle migliori di
"Notes from the Shadows", con un'anima blues-rock e un'esecuzione molto più personale del vocalist, rientrerà sicuramente nelle setlist del prossimo tour promozionale della band. Altrettanto grandiosa è la successiva
"Die Alone", dalla notevole durata di più di nove minuti, misteriosa, con un'atmosfera tenebrosa, con arpeggi e melodie acustiche che esplodono in un possente ritornello, è in continua evoluzione per tutto il suo corso. L'intermezzo hammond
"Hoodoo Ceremony", che ricorda molto
The Doors e
Deep Purple, porta a
"Southern Conjuration", un brano che sarebbe potuto essere stato incluso in un disco dei Dio, colmo di ritmo ed energia.
"Walker the Stalker", con un bel lavoro in sottofondo delle tastiere e un riffing intrigante, è una bella traccia fra l'hard rock e l'heavy classico, mentre
"Deser Nights" ha un sapore retrò con
Jocke Roberg sempre protagonista nascosto. "In the Name of Rock" porta sempre il marchio
Dio/
Rainbow/
Black Sabbath ottantiani, passando invece alla conclusiva
"Confessions" si incontra un mid-tempo dal sound orecchiabile, adornato da eleganti assoli di chitarra. Da non sottovalutare nemmeno la bonus track
"Shadow Prelude in E Minor", una outro acustica suggestiva.
Al termine di
"Notes from the Shadows" si è consapevoli di aver ascoltato un album curato in ogni dettaglio, dal taglio classico ed signorile, che farà felice tutto il pubblico metallico. Un ascolto è dunque d'obbligo per tutti.