Deathrage - Self Conditioned, Self Limited (reissue)

Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:50 min.
Etichetta:Punishment 18 Records

Tracklist

  1. HARD TIMES ARE COMING
  2. KILLING FOR FAME
  3. UNITED STATES OF REDSKINS
  4. SELF-LIMITED
  5. CALL OF DEATH
  6. BLACK & WHITE PROGRESS
  7. MASTERS OF NOTHING
  8. DEATHRAGE
  9. CALL OF DEATH (DEMO)
  10. TRAMP’S CHOICE (DEMO)
  11. MASTER OF NOTHING (DEMO)
  12. DEATHRAGE (DEMO)

Line up

  • Mauro Tonon: vocals
  • Lorenzo Marconi: guitars
  • Massimo De Stefanis: guitars
  • Alex Vicini: bass
  • Roberto “Jena” Sambusida: drums

Voto medio utenti

Sono più che certo che se vi chiedessi il nome di una band thrash milanese il 90% di voi risponderebbe Bulldozer, e solo il 10% farebbe il nome dei Deathrage, e vi assicuro che questo è un vero peccato. Già, perché il combo capitanato da Alex Vicini (nome noto, ai più attenti conoscitori dell’underground, per la sua etichetta Warlord Records) ha partorito, nel 1988, uno tra i migliori dischi italiani di thrash metal, e cioè questo “Self conditioned, self limited”. E non è un caso, peraltro, che proprio A.C. Wild si occupò, all’epoca, di prendere la band sotto la sua ala protettrice, e di curare la produzione del debut album, pubblicato allora dalla mitica Metal Master Records e fatto tornare alla luce, oggi, dalla sempre più attiva Punishmet 18 Records, con questa ristampa che contiene anche quattro bonus track, originariamente appartenenti alla prima demo tape del gruppo.

La proposta dei nostri, su questo primo album, è puro e incontaminato thrash metal, figlio di quegli anni, e soprattutto figlio di Slayer, Overkill, Metallica, Voivod, Bulldozer, appunto, e compagnia thrashante, ma non manca una certa vena hardcore, e il fatto che la band abbia preso forma nel circuito che gravitava intorno al Virus, famosissimo centro sociale della città meneghina, non penso sia un caso. A parte questo, nessuna influenza esterna, solo tanta violenza, tanto grezzume, con la produzione anch’essa specchio della situazione italiana di fine anni ’80, quindi scarna e secca, visti i pochi mezzi a disposizione e soprattutto la poca maestria dei tecnici del suono di allora. Ma questo non è affatto un problema, anzi, dona all’album quel fascino aggiunto che solo chi ha vissuto quegli anni può apprezzare appieno. Fortunatamente la Punishment si è limitata a ristampare l’album senza stravolgerne il suono come spesso accade, per cui il fascino primordiale è rimasto invariato.

I brani sono tutti validi, dall’opener “Hard times are coming” alla conclusiva “Deathrage”, passando per “Call of death”, “Master of nothing” o “Killing for fame”. Niente filler, niente cali di tensione, il disco scorre via per 34 minuti picchiando duro senza sosta. Da sempre mi sono chiesto come mai i Deathrage non hanno ricevuto i giusti riconoscimenti, sia dalla carta stampata dell’epoca, sia dai kids. Personalmente reputo questo album il fiore all’occhiello della scena thrash metal nostrana dell’epoca, il completamento di un quadro che ha visto nei più fortunati Bulldozer e Necrodeath i portabandiera di un sound tutto italiano, ma che avrebbe potuto tranquillamente trovare un po’ di spazio anche per i Deathrage, che non avrebbero sfigurato affatto. Non so voi, ma io ora metto sul piatto il mio LP e mi ascolto di nuovo tutto l’album…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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