Brutalissimo quanto monolitico platter quello degli Internal Suffering, band colombiana qui al terzo disco. Il disco si avvale della produzione degli studios floridiani di Erik Rutan, ed il risultato si vede, con un suono pulito e potente, il quale esalta la carica devastante della band, autrice di un brutal death che ha molti rimandi a bands come Disgorge e Deeds Of Flesh, ma che non scorda la lezione dei Morbid Angel.
Il sound non è molto variegato e preferisce insistere su scariche di blast beats e velocità inumane, con un vocalist che sa sicuramente il fatto suo. Notevoli i riferimenti all’immaginario lirico lovecraftiano, con testi a dir la verità non molto comprensibili e oramai già abusati dai maestri Morbid Angel. Il difetto principale di questo disco è la ripetitività, il voler per forza andare sempre a mille, e solo sporadicamente sono presenti rallentamenti piuttosto paludosi. Comunque nulla di eccezionale, soprattutto nulla che non si fosse già ascoltato decine di volte.
Tuttavia gli amanti di queste sonorità troveranno decisamente pane per i loro denti nelle varie “Dagon’s Rising”, “Enter The Gate Of Death” e “Across The Tenth Aethyr”.
Non mi sento di mettere un voto negativo a questi ragazzi, perché da una parte in sudamerica c’è molto di peggio e di ben più ripetitivo e scontato, e dall’altra la band offre una prova tecnica e attitudinale molto convincente, con un grado di annichilimento piuttosto elevato, pur difettando di quegli spunti creativi che era lecito aspettarsi da una band al terzo disco, ma che non vanno però confusi con l’originalità a tutti i costi, la quale nel brutal death ha ben poco pregio.
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