"All The Rage" è il quarto capitolo discografico degli inglesi
Aghast, gruppo proveniente da Londra che sostiene di essersi formato dopo che i rispettivi membri hanno partecipato a un contest alcolico in quel di Wacken 2006, con conseguente visita alla tenda del pronto soccorso. La bizzarra genesi del combo certo induce a provare una certa simpatia per questi quattro ragazzi, ma non può distoglierci dal compito di recensire questo album: presentati genericamente come band extreme metal, gli Aghast propongono un death metal dai risvolti moderni spesso imbastardito con richiami al deathcore e a certo metalcore, come emerge piuttosto chiaramente nel frequente ricorso ai break ed al rifferama scatiruto dalla chitarra di Christiaan, senza scordare l'approccio vocale di James. Già questo dovrebbe farvi capire che l'originalità non rientra tra le priorità dei ragazzi (e fin qui nulla di male), ma ad aggravare le cose c'è il fatto che i pezzi, per quanto siano registrati in maniera professionale nonostante si tratti di una release indipendente, non fanno certo gridare al miracolo ed il fatto che il disco duri ben 47 minuti senza apportare significative variazioni sul tema non agevola certo l'ascolto. Gli Aghast dal punto di vista strumentale non hanno nulla da imparare da nessuno, ma musicalmente non hanno le qualità per emergere e non rimanere stritolati dalla mole gigantesca di uscite dello stesso genere. Riff che ammiccano a volte agli At The Gates, stacchetti clean vocals, break: tutto sentito e stra-sentito e oltre tutto ben poco ispirato. Certo dal vivo i brani di questo "All The Rage" scateneranno la gente sotto al palco, ma a parte la "botta" c'è ben poco per cui spendere soldi o ricordarsi di questo disco.
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