I
Blackfinger sono la nuova band di
Eric Wagner, carismatico cantante dal timbro caratteristico che ha marchiato a fuoco tutti gli album dei mitici doomster
Trouble sino al precedente
Simple Mind Condition. Dopo lo split con la band di Chicago,
Eric ha deciso di andare per la sua strada, ha reclutato nuovi musicisti (quasi tutti alla prima esperienza in studio) e dal 2012 cammina da solo proponendo un mix di rock melodico, doom e hard rock.
Quello che colpisce è la non omogeneità della direzione intrapresa. Alcuni brani sono troppo puliti e pettinati per essere doom, certo, ci sono anche i riff grassi ed elettrici (
Yellowood, Here Comes the Rain) in cui vengono alla mente
Trouble e
Black Label Society (
All the Leaves Are Brown), in generale però, quello proposto è un hard rock melodico dal piglio darkeggiante in cui la protagonista principale è, manco a dirlo, la voce di
Eric. A volte si abbassa molto ricordando un po'
Pete Steele, vedi la ballad
As Long as I'm With You, dove canta "death is the place were dreams are made" (e l'allegria s'impenna) ma non sono le uniche somiglianze che vengono in mente. Impossibile non pensare subito ai
Pink Floyd con la sofferta e lenta
For One More Day o ad un mix di
Led Zeppelin e
Guns N' Roses su
On Tuesday Morning, canzone lenta, in parte acustica, con sporadiche aperture elettriche sincopate.
Come vedete gli stili sono diversi e variano da canzone a canzone, senza amalgamarsi, dando l'idea di forte distacco. Composizioni belle ce ne sono e l'intero disco è piacevole ma... manca il collante, la poliedrica ugola di
Wagner sembra più intenta a mostrare le proprie capacità che unirsi agli altri strumenti e dare una direzione al suono dei
Blackfinger.
Vedremo se col prossimo lavoro aggiusteranno qualcosina, intanto continuerò a riascoltare questo debutto.
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