Scrivere una recensione per il nuovo lavoro dei
Primordial non è facile.
Non perchè, lo ammetto senza problemi, io adori questo gruppo e lo segua sin dagli esordi e quindi rischi di essere imparziale.
No.
Il vero problema è che trasformare in parole la magia della musica degli irlandesi è impresa ardua, quasi impossibile temo.
Il motivo?
Difficile da spiegare anche questo.
Iniziamo col dire che
"Where Greater Men Have Fallen", rilasciato dalla Metal Blade, è un album in cui vengono abilmente mescolati epic, doom e pagan metal all'insegna di un suono che non disdegna puntate in territori estremi e che si mantiene, costantemente, in tensione e carico di orgoglio.
La cosa strabiliante è che, nonostante l'elevato minutaggio dei brani, le composizioni sono molto "semplici": i
Primordial, infatti, non ricorrono a nessun stratagemma particolare e si limitano a suonare ed a seguire la propria ispirazione ed il proprio cuore intarsiando magnifici chiaroscuri del loro mondo.
Semplicità dunque.
Una semplicità sorretta, tuttavia, da una forza suggestiva e da un pathos struggente che credo sia difficile trovare in altri gruppi.
I
Primordial creano melodie splendide.
Epiche. Suggestive. Tristi. A volte disperate.
Le due chitarre si intrecciano, sono spietate quando devono e maledettamente evocative quando la passione, incontenibile, prorompe improvvisa nelle trame dei brani.
La sezione ritmica, senza nessun arzigogolo particolare, ci tiene sempre in allerta, quasi ci minaccia preannunciando imminenti battaglie, oppure distrugge ogni cosa quando il gruppo decide di farlo.
E poi...
poi c'è la
meravigliosa voce di
Alan Averill, strepitoso interprete delle raffinate melodie cesellate dagli strumenti.
Ogni vocalizzo, ogni urlo, ogni inflessione, ogni sussurro è da brividi lungo la schiena, è palese manifestazione di cuore ed arte in musica.
Un poeta, dunque, che canta una musica poetica.
Con semplicità, ancora una volta.
In questo nuovo album ogni tassello, ogni linea melodica, ogni genere che viene toccato, ogni delicato arpeggio, ogni singolo brano, tutto insomma, concorre a creare un mosaico di pura e semplice emozione all'interno della quale non possiamo fare altro che struggerci e perderci come nel più delicato dei sogni.
Ancora una volta un
capolavoro.
Un capolavoro di metal suonato solo e semplicemente con il cuore.
Immensi.