Una delle cose che ha caratterizzato il mio rapporto con il mondo della musica è il fatto di essere stato sempre attratto da dischi che io definisco particolari, quelli a cui manca un qualcosa per essere “quel disco là”, quelli che hanno dei brani eccezionali ma il resto “non tanto”. Ecco, alla fine io mi ritrovo in ogni discografia ad aver voglia spesso di riascoltare questi album quà. Alcuni esempi: "Fireball" (Deep Purple), "Songs Of The Wood" (Jethro Tull), "Animal Magnetism" (Scorpions), avvicinandoci come tempo, "Destiny" (Stratovarius), insomma avete capito….ecco "Ilussia" dei
Mago de Oz rischia seriamente di diventare l’ultimo di questi “particolari” dischi.
Gli spagnoli, guidati da Txsus De Fellatio alla batteria, hanno scritto alcune delle pagine più importanti del folk/metal di sempre, con uscite quali "La Leyenda de la Mancha", "Finisterra" e "Gaia" e da un po’ di tempo, soprattutto dopo l’abbandono del loro cantante storico Josè Andrèa, hanno cominciato ad inserire sempre più spesso elementi hard rock e anche pop all’interno del loro folk.
L’inserimento del loro nuovo cantante Zeta (detto anche il “Renato Zero” di Spagna), ha portato ad un disco come "Hechizos, Pòcimas Y Brujeria", dal mio punto di vista veramente ottimo, una delle migliori uscite del 2012 e questo nonostante, come dicevo prima, l’hard rock a volte la faccia da padrone anche sul folk. "Ilussia" continua a seguire questa strada ma... e qui c’è un grosso ma, perché in questo album ci sono dei pezzi che il Mago non scriveva dai tempi di quei tre capolavori citati prima. Dietro una bellissima copertina, raffigurante un circo,
marionettizzato da un gigantesco e malefico clown si celano 13 canzoni, che potevano essere tranquillamente 8 o 9 e saremo stati di fronte ad un capolavoro.
Si inizia alla grandissima con “Pensatorium”, brano capolavoro, intensissimo, con azzeccatissimi inserti sinfonici, chitarre di helloweeniana memoria e una prestazione a livello interpretativo di Zeta veramente magistrale, 7 minuti che sembrano volare in pochi secondi, veramente uno dei più bei brani mai scritti dagli Spagnoli. Purtroppo la magia dura poco, perché” Melodian” è un pezzo dove tutto è al posto giusto, peccato solo che era stato già scritto dagli Helloween di "Chameleon" sotto il nome di "First Time", si, siamo veramente a mezzo millimetro dal plagio, ci sono rimasto male. Per fortuna la successiva doppietta è da sballo, prima “Abracadabra” con un bel duello di voce tra Zeta e Patricia e poi soprattutto” Vuela Alto”, brano sensazionale che sembra veramente preso da Gaia, con un ritornello che non finiresti mai di ascoltare, accostabile a quello di un gioiellino come "La Costa Del Silencio", comunque non facciamo in tempo ad abituarci bene che il Mago ci propina un pezzo dal sapore
poppeggiante come “Si supieras”, che veramente non riesce mai a decollare, che fa il paio con “Salvaje”, un hard rock ottantiano che anche in questo caso sa tanto di già sentito. A riequilibrare la situazione ci pensano però “Pasen y Beban” e “La Viuda de O’Brian” dove il folk ritorna a furoreggiare e ci riportano alla mente le sensazioni provate all’ascolto di un disco come "La Ciudad des Los Arboles". Del singolo” Cadaveria” purtroppo non posso dire che male, pezzo veramente moscio, che fa da preludio a “Constelacion Alpha D.C.I.”, brano atipico per la scrittura del Mago, sognante e con la brava vocalist Patricia Tapia in evidenza, ma anche in questo caso seppur l’ascolto risulti piacevole quella sensazione di aver sentito le stesse melodie altrove è molto evidente.
Il disco però chiude in bellezza con la tripletta finale da Mago de Oz d’annata con il ritornello della title track che ti si marchia in testa e non ne vuol sapere di uscire che sorregge egregiamente tutto il brano insieme ad affascinati momenti da opera lirica e una parte strumentale da antologia, come accadeva in alcuni episodi di "Finisterra", e infine la ballad di chiusura” Morirè siendo de ti” che ci sorprende, rappresentando un momento di musica strabiliante un capolavoro al pari di “Pensatorium” e anche in questo caso lodi sperticate a Zeta per le capacità di interpretazione, sicuramente il miglior pezzo lento mai scritto dalla band di Madrid.
Insomma come avrete notato più che una recensione sembra di essere stati sull’otto volante, momenti altissimi e momenti bassi se non bassissimi caratterizzano "Ilussia", un caleidoscopio di colori, sensazioni, note, umori, fragranze, come ogni uscita del Mago che si rispetti. Nel caso specifico non un uscita riuscitissima, ma che sono sicuro ascolterò ancora per molto, molto tempo, adottando nel mio cuore alcuni brani realmente sensazionali di questo disco.
La mia valutazione finale sarà un 7,5, ma vi assicuro che in alcuni casi un 7,5 ha più peso specifico di un 10… ecco lo sapevo… è già diventato uno di quei miei dischi “particolari”, sigh!!
A cura di Andrea “Polimar” Silvestri