Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2005
Durata:40 min.
Etichetta:Majestic Rock
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE ALTERNATIVA
  2. GARDEN OF EDEN
  3. DREAMS
  4. MUST B MORE 2 IT THAN THIS
  5. THE PRICE OF LOVE
  6. BREAKFAST SHOW
  7. I’M GONNA LOVE YA
  8. LOST IN CLEVELAND

Line up

  • Fin: vocals, harp
  • Pete Way: bass, vocals
  • Chris George: guitar, vocals
  • Scott Phillips: drums
  • Paul Haslin: drums, vocals

Voto medio utenti

Diciamo subito che gli U.F.O. sono uno dei miei gruppi preferiti e che li considero, soprattutto nella loro incarnazione più “classica”, quella con il fondamentale trio Mogg/Way/Schenker, tra le più grandi band di hard rock di tutti i tempi. Dischi come “Phenomenon”, “Force it”, “Lights out”, “Obsession”, il live “Strangers in the night” e poi ancora i più recenti “Walk on water” e “Covenant”, sono dei veri capolavori degni della “hall of fame” del genere.
Ecco perché ho sempre affrontato un po’ con diffidenza sia i lavori dell'oggetto volante con un equipaggio che non prevedesse la “sacra” triade, sia i progetti più o meno solisti dei singoli componenti.
Forse solo il M.S.G. dei primi tre dischi è riuscito a sostenere il confronto con la navicella madre al meglio delle sue possibilità: non che lavori come “The wild, the willing and the innocent” (tra l’altro con la presenza di Paul Chapman, proveniente dai Lone Star e che ritroveremo in seguito anche proprio nei Waysted), “High stakes and dangerous men” o ancora l’ultimo eccellente “You are here” non siano dischi splendidi in grado di spazzare via molte altre produzioni dello stesso ambito, ma l’alchimia che si crea quando i “ragazzi” sopracitati decidono di mettere da parte il loro egocentrismo e lavorare insieme è quasi impossibile da ricreare.
Ancora più difficile poter mettere a confronto quella perfezione con bands “parallele” come Mogg/Way (“Chocolate box” con Jeff Kollman è in ogni modo un buon album), i Sign of 4, i The Plot, i lavori in solitaria di Pete Way o questi Waysted che il bassista fondò nel 1983 dopo la sua uscita (temporanea) dagli U.F.O. (ed essere transitato nei Fastway oltre che aver brevemente collaborato con Ozzy Osbourne) e che hanno visto nelle proprie fila anche i fidati Paul Raymond (vero “amico di famiglia” altresì presente nel M.S.G. e Mogg/Way) e Andy Parker, pure loro preziosi collaboratori dell’astronave più famosa dell’hard rock.
Tutta questa lunga introduzione per esternare la scarsa considerazione che avevo di questa band, che ricordavo in modo particolare solo per il pregevole “Save your prayers” e il suo hit “Heaven tonight” (tra l’altro il disco è stato recentemente ristampato dalla stessa Majestic Rock), cantato dal grande Danny Vaughn (Tyketto, From the Inside) e contraddistinto da sonorità abbastanza diverse da quelle che troverete in “Back from the dead”, fresco di stampa ed ennesimo esempio di un trend di “ritorni” più o meno eccellenti, che sembra non voler diminuire.
Nel platter in questione le parti vocali sono affidate all’originario singer della band, Fin Muir, mentre quelle chitarristiche sono, dopo un primo coinvolgimento di Chapman (il quale ha fornito tuttavia il proprio contributo compositivo in parecchi dei brani di questo Cd), appannaggio dell’ottimo Chris George ed entrambi sono per chi scrive una vera sorpresa: il primo è una riscoperta, non lo ricordavo così bravo, espressivo ed in possesso di una timbrica ruvida e “bluesy” molto intrigante, un po’ sulla falsariga del comunque inarrivabile Phil Mogg; il secondo è una novità assoluta e il suo stile che fonde approccio tradizionale ed evoluzioni più aggiornate (un’attitudine che può ricordare il già citato Kollmann o il Vinnie Moore di “You are here”) marchia indelebilmente queste otto tracce di brillante hard blues senza tempo, infarcito di qualche importante suggestione boogie.
Le splendide vocals del cantante scozzese, calde e vibranti, esordiscono nell’infuocata “The alternativa”, che illustra immediatamente anche il considerevole talento di George e il tutto viene confermato anche nella successiva “Garden of Eden”, gemma dal riff tagliente e trascinante.
La melodia hard/blues di “Dreams” è teatro di un’altra strepitosa performance corale ed emozione e tecnica si armonizzano nell’estroso guitar solo.
Molto piacevoli sono “Most B more 2 it than this”, la rootsy ‘n’ roll “The price of love” (cover degli Everly Brothers), l’anthemica “Breakfast show”, l’armonica (suonata dallo stesso Fin) e il crescendo emozionale di “I’m gonna love ya” e la semplice rudezza r’n’r’ di “Lost in Cleveland”.
Continuo a ritenere che i migliori partners per Mr. Way siano sempre quelli menzionati all’inizio di questa disamina, ma devo ammettere che questo come-back è veramente di valore, riportando in auge quel suono tipicamente britannico che da anni ormai accende i cuori degli hard-rockers di tutto il mondo e mi costringerà ad attivare una necessaria “caccia” ai primi lavori della band, come già confessato, probabilmente un po’ troppo frettolosamente liquidati e sottovalutati.
Altra nota lieta: “Back from the dead” è mixato da Robin George, gran musicista, songwriter e produttore, che probabilmente è ricordato, più che per le sue importanti collaborazioni (The Byron Band, Witchfinder General, Phil Lynott ecc.), per aver fatto parte della meteora Notorious (con Sean Harris dei Diamond Head) e forse ancora in misura maggiore per un gradevole dischetto di pop/rock chitarristico dal titolo “Dangerous music” (1985) … qualcuno se lo rammenta con una lunga chioma e l’orecchino a forma di chitarra, che cantava un improbabile “… uh la la she said … french kisses”?
Ma si sa quelli erano gli anni ’80 …
Robin (che è attualmente ancora in attività anche come musicista in una versione estetica decisamente più “sobria”) svolge il suo lavoro con estrema dovizia conferendo al suono un’immediatezza e una forza indiscutibilmente adatte al genere proposto, così non Vi resta che acquistare e … play loud and enjoy!
Recensione a cura di Marco Aimasso

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