Copertina 8

Info

Anno di uscita:2019
Durata:57 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. NO TEARS IN PARADISE
  2. CHAIN OF LOVE
  3. TRUE BELIEVER
  4. STRAIGHT FOR ETERNITY
  5. CAN’T LET GO
  6. ONE LAST KISS
  7. LIVING A LIE
  8. ANGELS IN BLUE
  9. SHOW ME WHAT YOU'D DIE FOR
  10. WAITING FOR A LIFETIME
  11. YOU ARE THE ONLY ONE
  12. DESPERATE DREAMS
  13. ONLY THE LONELY

Line up

  • Robert Lablanc: vocals, backing vocals
  • Daniel Flores: drums, percussion, additional keyboards
  • Sören Kronquist: keyboards
  • Philip Lindstrand: guitars
  • Johnny Trobro: bass
  • Michael Palace: guitars on “Can't Let Go” and “Only The Lonely”
  • Marcus Nygren: backing vocals on “Straight For Eternity”
  • Joan Thuresson: guitar solo on “Straight For Eternity”

Voto medio utenti

Lo confesso … dopo il non esaltante “Reckoning” di Toby Hitchcock ero un po’ preoccupato.
L’idea che Daniel Flores (e Michael Palace …) avesse perso un pizzico del suo “magic touch” mi assillava e il rischio che tale circostanza potesse finire per contaminare anche il nuovo lavoro dei favolosi Find Me mi rendeva piuttosto inquieto.
Ora che l’ascolto di “Angels in blue” ha fugato ogni ansia, posso affermare con serenità che evidentemente nulla poteva scalfire un classico esempio di “marriage made in heaven” (come dicono, utilizzando una bella espressione, gli amici anglofoni …) e che la partnership con Robert Lablanc (e con gli altri membri e coadiutori compositivi della band, tra cui il nostro Alessandro Del Vecchio …) rappresenta davvero uno di quei sodalizi inattaccabili, in cui le singole parti si sovrappongono e si armonizzano in maniera pressoché ideale.
Ovviamente, per giungere alle medesime conclusioni, è necessario che il lettore appartenga alla nobile categoria del classic chic-rocker, e che in quanto tale smani per i suoni adulti tipicamente ottantiani, privi di concessioni “moderniste” e non per questo apaticamente “nostalgici”.
Il terzo albo del (super)gruppo esalta le tipiche caratteristiche del genere intridendole di forza espressiva e vitalità, fornendo agli estimatori di Survivor, Boulevard, Giant, Signal, State of Salazar e Work of Art dei nuovi, entusiasmanti motivi per essere fieri della propria passione musicale.
L’ugola elitaria di Lablanc, uno dei pochi che può competere con il compianto Jimi Jamison sul suo terreno preferito (per un immediato riscontro ascoltare la cover di “Desperate dreams” …), garantisce straordinaria limpidezza e calore a composizioni di pregevole livello, ancora capaci di creare vortici di autentico rapimento emotivo pur sfruttando modalità operative parecchio “convenzionali”.
Il “segreto” risiede nell’intensità, nella classe e nell’ispirazione con cui i Find Me trattano una materia che fin dall’opener “No tears in paradise”, diventa, nelle loro sapienti mani, un’occasione imperdibile per immergersi in un’atmosfera sfarzosa e contagiosa, scandita da un refrain dalla presa istantanea.
Il vigoroso pomp-rockChain of love” (con qualcosa dei Balance nell’impasto armonico …) è un modo eccellente per continuare a tenere alta l’attenzione, puntellata con buona efficacia anche dal successivo “True believer”, un brano alimentato dal più puro ardore eighties.
Una scossa addirittura maggiore arriva poi da “Straight for eternity” (a cui contribuiscono Marcus Nygren e Joan Thuresson degli State of Salazar), splendida interpolazione tra la storia del settore e i suoi migliori interpreti attuali e emozioni analoghe arrivano dall’euforizzante “Can’t let go”, dallo sviluppo armonico degno di Bad English e Survivor.
One last kiss”, languida e appassionata, e la grintosa e avvolgente “Living a lie”, preludono a una title-track di notevole suggestione (non lontana dai Toto di “Isolation”) e a una deliziosa “Show me what you'd die for”, che sembra veramente gettare un amichevole “guanto di sfida” agli State of Salazar.
In dirittura d’arrivo del programma ancora tre gemme …“Waiting for a lifetime”, cristallino AOR yankee a ventiquattro carati, “You are the only one”, un diamante dal taglio Seventh Key e “Only the lonely”, leggermente meno preziosa e tuttavia ben distante da certa “bigiotteria” contemporanea.
In sede di commento finale possiamo dunque asserire che “Angels in blue” si colloca “senza sorprese” nella scintillante discografia dei Find Me … e questa, per quanto mi riguarda, non può che essere una bellissima notizia.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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