2 Wolves, "
Shelter". Aspettative: zero. Così, per partito preso, senza neanche conoscerli. Però boh, il nome non mi convinceva granché e quelli che si spacciano per "gothic" solitamente hanno sotto l'inghippo, tipo la voce femminile lirica e quelle menate li che di gothic non hanno proprio un cazzo. E invece..
..invece "Shelter", terzo album dei finlandesi 2 Wolves (il nome deriva dal cognome di uno dei fondatori del gruppo,
Aleksi Susi, la cui traduzione è proprio lupo) in 4 anni di carriera, è un vero e proprio pugno nello stomaco, un gothic scandinavo cupo e oscuro, fortemente tinto di doom e con spruzzate death e black ("
Visitors") da far accapponare letteralmente la pelle.
Un album profondo e tetro, nel quale le atmosfere ovattate delle foreste finlandesi fanno da perfetto background: immaginate alberi, neve e una baracca di legno isolata dal resto del mondo, con voi all'interno accompagnati soltanto dalla vostra solitudine e da strane presenza all'esterno. Il vento gelido che ulula tra le assi di legno scricchiolanti non vi lascia un attimo di riposo e la veglia vi porta solo una domanda: cosa ci fate li dentro?
Perso per strada il vocalist Ilkka Valkonen, i 2 Wolves non vanno alla ricerca di un sostituto ma decidono di affidarsi alle proprie forze:
Ossi Virén si dimostra così un cantante spettacolare, degno figlio delle terre che abita, grazie ad una freschezza timbrica e una capacità elevatissima di emozionare con la propria voce, novello narratore di una storia cupa e distorta, ben supportato dal già citato Aleksi Susi, antagonista perfetto grazie ad un growl profondo e impenetrabile.
Musicalmente invece siamo di fronte a un gothic vero, senza influenze pop di nessun tipo, figlio allo stesso tempo dei Paradise Lost e della malinconia tipica di gruppi quali To/Die/For (non per niente Ossi Virèn è fratello di Eza Virèn, loro bassista) e Eternal Tears of Sorrow. Lo stesso Virén mi ha ricordato in più frangenti Jarno Peratalo, il che non può che essere un ulteriore punto a suo favore, data la consolidata abilità del vocalist finlandese. E tra le possibili influenze mi sento di aggiungere anche gli Evergrey più intimistici, tanto per non farci mancare nulla.
Dall'opener "
Freedom of Two" fino alla chiusura con "
The Lake of Black Swans" assistiamo ad un evolversi musicale che si accompagna a quello lirico, un ipotetico passaggio dalla primavera all'autunno, coi toni che si smorzano, i colori che si spengono e l'oscurità che pian piano avvolge le note.
"
Shelter" dei
2 Wolves è un album da gustare tutto d'un fiato, perchè in un mercato saturo come quello moderno, dove chiunque può pubblicare un album, ascoltare una piccola gemma del genere è davvero sempre più raro. I ragazzi meritano maggiore visibilità e consensi, ma sono più che sicuro che si tratti solo una questione di tempo. Nel frattempo si beccano la mia, scusate se è poco.
Quoth the Raven, Nevermore..
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