Ritrovare i Dragonforce, in occasione del loro tour assieme agli Epica, mi ha fatto tornare in mente quando Herman Li e soci avevano realizzato il loro primo demo, ancora sotto la precedente denominazione di DragonHeart, quel "Valley of the Damned" che avevo recensito quasi quattordici anni fa, quando Metal.it muoveva già i suoi primi passi. Una recensione che ho recuperato per l'occasione... [... Stupendo l'inizio di "Valley of the Damned" con l'ottimo drumming in primo piano, ancora meglio quando è il momento della parte cantata, un power sinfonico di pregevole fattura dell'ottimo gusto melodico.
Così si presentano i
DragonHeart, giovane gruppo proveniente da Londra, da quell'Inghilterra che ha dato i natali a tanto Hard Rock, alla N.W.O.B.H.M. ma che ora sembra essersene dimenticata.
I DragonHeart si sono formati, come loro stessi ammettono, sotto i colpi dei vari Helloween, Rhapsody, Stratovarius, Dream Theater ed Angra. Partendo da queste influenze, ma mettendoci anche molto del loro, hanno inciso questo loro primo Demo CD
(per chi fosse interessato completamente scaricabile dalla loro accattivante homepage) ben realizzato riuscendo a coinvolgere nella produzione Karl Groom (Threshold e Shadowland) e come guest il tastierista Clive Nolan (Arena, Pendragon, Shadowland). La seconda, track "Revelations", ricorda i Rhapsody, ma non c'è traccia di plagio, anzi i DragonHeart mostrano le loro potenzialità nel songwriting e danno spazio largo all'estro strumentale dei musicisti. Trovo fuori luogo invece la successiva "Starfire, un lento dalle forti tinte americaneggianti, paragonabile ad alcuni pezzi dei Bon Jovi, beh... un po' più potente, ma che stona con i pezzi precedenti (certo viva la varietà, ma...) e anche con quelli che seguiranno. Infatti, "Black Winter Nigh" ci riporta in territori più "torridi", con le chitarre che si rincorrono veloci ed una superba prestazione di Z.P. dietro al microfono. Epica e teatrale "Disciples Of Babylon", dalle strutture più articolate e che mette a dura prova l'ugola di Z.P. che ne esce in ogni caso vincitore. Da brividi la parte plettrata che dà il via ad una sezione strumentale che sfocia nel refrain arricchito nel finale dalle tastiere del bravissimo Clive Nolan.
Ora non resta che aspettare il loro debutto sulla lunga distanza e con l'appoggio di una casa discografica "di peso", ed ho l'impressione che non dovremo aspettare poi molto.
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