A metà degli anni ’90 negli Stati Uniti si ebbe, nei sottoborghi della musica metal, un risveglio di sonorità in parte abbandonate a favore del grunge e del nascente NuMetal, sonorità che riportavano tutto alla radice del vero metal, al sound della NWOBHM, rielaborato dalle cromature e dalla potenza delle band USA degli anni ’80. Nacquero cosi formazioni di livello assoluto che avrebbero dato del filo da torcere anche ai mostri sacri dell’US metal, fossero solo nate almeno 10 anni prima, sto parlando di Cauldron Born (di cui abbiamo già scritto), Twisted Tower Dire (che avevano in formazione un certo Tom Phillips), gli stessi While Heaven Wept, New Eden (di cui parleremo in futuro),The Lord Weird Slough Feg, Steel Prophet, Gothic Knights, Onward, Legend Maker, Destiny’s End e appunto la band di cui parleremo oggi, i
Jacobs Dream.
Ho avuto la fortuna di vivere quella scena in diretta e potrei anche continuare la lista qui sopra, mi sono soffermato sui nomi più interessanti, comunque fatto stà che era il 1998 e mi capita tra le mani una cassettina passatami da un mio allora compagno di disavventure metalliche, mi dice che si tratta di un Demo di una band interessantissima che si rifà alle sonorità dei primissimi Queensryche, quelli del primo EP, che adoravo e quindi la voglia ora di ascoltare di cosa si trattasse si trasformò in priorità assoluta.
I ricordi legati a quel primo ascolto di questo Demo mi danno l’occasione di esprimermi su una sensazione che negli ultimi anni mi accade sempre meno, mentre allora era frequente. La capacità che avevano quei solchi di sconvolgerti letteralmente la mente, entravi in mondi arcani, sconosciuti, quelle note ti ci accompagnavano per mano quasi dolcemente e poi ne rimanevi invischiato e non ne uscivi più. Ora so che molti di voi staranno pensando all’effetto nostalgia oppure a un’età che non ritornerà più o a una conoscenza della materia che oggi si è fatta più smaliziata, ma io credo che il fattore di base sia una qualità di quei pezzi che oggi è raramente riscontrabile accompagnata da una qualità di esecutori di quei pezzi altrettanto rara nel mondo musicale odierno. Il Sogno di Giacobbe ti trasportava là in reami sconosciuti, dove non c’era nulla di rassicurante, dove avvertivi chiaramente un’area realmente malvagia che ti lasciava vera inquietudine tutte le volta che varcavi la soglia della loro musica. Le chitarre avevano un suono quasi incantatorio, un suono che oggi si è perduto nel mare dell’appiattimento, ogni secondo di quei solchi era buono per un assolo geniale, un cambiamento di ritmo, uno stop fulmineo, ecco in uno solo di quei brani c’erano tante idee di quante oggi una band anche valida metterebbe in 2 o 3 dischi, e tutto risultava comunque armonico e mai confuso. Nel caso specifico dei Jacobs Dream il vero Caronte della situazione si manifestava nello straordinario talento di David Taylor, voce che si rifaceva al primo Tate, ma con una personalità talmente spiccata da surclassare anche l’originale. Nel suo caso anche il termine cantante trascende in qualcosa di diverso, Taylor è un vero eroe di anfratti a noi velati, lui ha veramente vissuto quello di cui canta, nel suo timbro non c’è solo una buona interpretazione di qualcosa, ci risiede la realtà legata a doppio filo alla fantasia più sconvolgente, non vorresti mai incontrare quella voce da solo, la notte al buio, la cosa è percepibile fin da subito nel brano Wisdom, quando apre la melodia e la fa esplodere nella strofa principale l’effetto è come una catarsi che ci travolge e ci lascia completamente inermi. L’opera di avvolgimento dei Jacobs Dream continua con il brano Jewel dove alla fine un sintetizzatore apre di nuovo la strada a Taylor, libero di accompagnarci verso tensioni crescenti, nota dopo nota, fino lassù a raggiungere delle vette toccate fino ad ora solo dalla coppia Iommi /Dio nel solco Paradiso E Inferno. Anche i testi, ci portavano a meditazioni profondissime sui nostri sentimenti, come nel brano Of Love and Sorrow o in Violent Truth dove si passa dalla verità schiacciante che nessuna cosa al mondo ci rende più sofferenti dell’amore all’analisi spietata di una società, quella Americana dell’epoca in caduta libera, dove solo un giudizio cosmico e definitivo potrebbe depurarla e riportare tutto all’ordine originale.
Ma in questo platter c’è anche spazio per vere tragedie e qui i nostri ce lo dimostrano raccontandoci la storia di una vita stuprata e presa, dal demone della bottiglia, la vita di Sarah Williams, tutto raccontato dal punto di vista di chi questa vita l’ha soffocata, provate a sentire questo pezzo leggendo il testo e vi assicuro che la voce di Taylor riuscirebbe a mettervi di malumore anche il 15 di Agosto mentre siete nella vostra spiaggia preferita. Tornando a parlare del lato musicale vero proprio, gli ultimi due atti del demo sono lasciati a Rape Of Innocence, nervosa e aggressiva che ci dimostra come i nostri se la sapevano cavare anche quando c’era bisogno di spingere sul pedale e la finale e lunga Outer Realm dove troviamo una summa di tutta la musica del quintetto americano che sfocia anche qui in un finale d’atmosfera talmente ben costruito da meritarsi la palma di punto più alto dell’intera release. 7 pezzi, sette capolavori assoluti, che fanno di questo Demo una delle vette più alte dell’intero panorama dell’US metal. Non a caso è stato ristampato per ben tre volte(rarità quasi assoluta per un demo), l’ultima delle quali dalla No Remorse Records, nel 2013, sotto forma di uno splendido vinile.
I Jacobs Dream continueranno la loro storia in modo eccezionale anche con il loro primo effettivo disco, uscito nel 2000, contenente 2 brani di questo Demo, una prova di nuovo incredibilmente coinvolgente, ma forse di questo nuovo capitolo ne parleremo un’altra volta, per ora invito tutti voi a ripescare l’ascolto di questo vero e proprio atto d’amore puro e incondizionato verso il metal più intransigente,l’ invito è esteso soprattutto a chi la scena di cui parlavo prima se l’è persa perché impegnato in altri ascolti o solo per questioni di età anagrafica. Forse entrare nel reame dei Jacobs Dreams vi farà rivalutare le vostre priorità a livello musicale, forse vi farà correggere in maniera giusta l’archetipo sonoro che abbiamo fissato nelle nostre cellule neuronali e che funge da punto di riferimento dei nostri ascolti. Una cosa però è certa, se gli darete una possibilità una sensazione non proverete, indifferenza,ma chi potrebbe rimanere indifferente davanti al fuoco eterno degli abissi del nostro animo?
A cura di Andrea “Polimar” Silvestri