Copertina 8

Info

Anno di uscita:2014
Durata:56 min.
Etichetta:Eclipse Records

Tracklist

  1. T.P.N.E.
  2. THE DARKEST ROAD
  3. VULTURES
  4. SILHOUETTE
  5. HANG 'EM HIGH
  6. IN REALITY WE TRUST
  7. LOST AT SEA
  8. THIS IS THE END
  9. IMMORTAL
  10. HANNIBAL
  11. A PLACE I KNOW
  12. DEAD AND DESTROYED
  13. KRAZY BITCH
  14. TIME STILL REMAINS

Line up

  • Blair Layt: bass, vocals
  • Kerrod Dablestein: guitars
  • Mat "Cossie" Cosgrove: guitars
  • Rhys Flannery: vocals

Voto medio utenti

Badaboom! Realest guys in the room!

Prendo in prestito una delle frasi ad effetto di Enzo Amore, ai più sconosciuto wrestler del panorama americano, per descrivere l'effetto che fa il primo ascolto del secondo album degli australiani A Breach of Silence, ai più sconosciuti tanto quanto Enzo ma altrettanto devastanti sul ring e al microfono.

"The Darkest Road" arriva solo un anno dopo l'esordio "Dead Or Alive", nel quale i cangurotti avevano già dimostrato di saperci indubbiamente fare.
Questo nuovo disco però li catapulta in un mondo nuovo, fatto di grandi nomi quali Bring Me The Horizon, All That Remains, Killswitch Engage e compagnia bella, in quanto ricco di ogni caratteristica positiva si possa associare a una band che si butta a capofitto nel più moderno dei metalcore.
Potenza sonora e melodia si fondono alla perfezione, accompagnate da un tasso tecnico e da una maturità nel songwriting davvero impressionanti e atipici per dei ragazzi al secondo disco.
Fin dall'opener "T.P.N.E." infatti, omaggio della band a Bon Scott dei conterranei AC/DC, ci rendiamo conto che siamo di fronte a una realtà ben collaudata e assolutamente importante. Per fare un paragone alla realtà da cui provengono, immaginatevi di venir morsi al polpaccio da un coccodrillo..fa male eh? Ecco, la musica dei A Breach Of Silence fa male, tanto male, soprattutto se riesce a cogliervi con la guardia bassa come accade spesso con band giovani e ai primi dischi.
L'antemica title-track "The Darkest Road" è il gancio destro che segue il jab, dal ritornello irresistibile e dal significato profondo, sempre senza mai dimenticare la violenza. "Vultures", "Silhouette" e "Lost at Sea" proseguono nel letterale pestaggio, dimostrando tutta la perizia e la tecnica di musicisti precisi, potenti e puliti, figli anche di una produzione certosina ad opera di Fredrik Nordstrom e Henrik Udd, che ricordiamo al lavoro con, tra gli altri, In Flames e Arch Enemy.
E se la potenza potrebbe smettere di stupirci dopo qualche brano, ecco arrivare come un fulmine a ciel sereno la strepitosa ballad "Immortal", a mio parere vero cardine di un disco grandioso, che ci dimostra in maniera ancor più palese quanta classe ci sia nelle mani dei ragazzi di Brisbane, i quali ci regalano una canzone atipica per il genere ma assolutamente azzeccata all'interno di un contesto tendenzialmente volto ad altri lidi, Atreyu-style se vogliamo. A suggellare questa abilità anche in territori più pacifici troviamo anche la conclusiva "Time Still Remains", col solo pianoforte ad accompagnare la voce.
E ottima è anche proprio l'alternanza tra le due voci pulita e in growl del bassista Blair Layt e del nuovo arrivato Rhys Flannery, che in più di un'occasione intraprendono duelli vocali di tutto rispetto, senza vincitori né vinti. Una su tutte? La penultima "Krazy Bitch", ascoltare per credere.

Insomma "The Darkest Road" potrebbe essere il colpo di coda del metalcore per questo 2014, che ha visto finora gli album di Bury Tomorrow e Any Given Day come assoluti protagonisti. Gli australiani A Breach of Silence meritano senza dubbio un ascolto e una chance di stupirvi, a voi il compito di lasciarglielo fare.

Quoth the Raven, Nevermore..
Recensione a cura di Andrea Gandy Perlini

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