Thunder - The Magnificent Seventh

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:54 min.
Etichetta:Frontiers
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. I LOVE YOU MORE THAN ROCK'N'ROLL
  2. THE GODS OF LOVE
  3. MONKEY SEE, MONKEY DO
  4. I'M DREAMING AGAIN
  5. AMY'S ON THE RUN
  6. THE PRIDE
  7. FADE INTO THE SUN
  8. TOGETHER OR APART
  9. YOU CAN'T KEEP A GOOD MAN DOWN
  10. ONE FOOT IN THE GRAVE
  11. ONE FATAL KISS

Line up

  • Danny Bowes: vocals
  • Luke Morley: guitar
  • Ben Matthews: rhythm guitar, keyboards
  • Chris Childs: bass
  • Harry James: drums

Voto medio utenti

Dopo averli "trascurati" per qualche tempo, devo ammettere che "Mo's barbecue", il divertente progetto di "rockeggiante" rhythm'n'blues della coppia Bowes & Morley, uscito l'anno scorso, ha ridestato il mio interesse per i Thunder e l'annuncio di un loro imminente nuovo album, ha alimentato in me una discreta attesa.
"The magnificent seventh", "ardito" riferimento al settimo lavoro in studio e contemporanea probabile parafrasi (vista la lodevole cover d'ispirazione western) dello storico film diretto da John Sturges nel 1960 ("The magnificent seven", con Charles Bronson, James Coburn, Eli Wallach, Yul Brynner, Steve McQueen ...) è ora finalmente nelle mie mani e pronto per essere "fagocitato" dal fedele Cd player.
La dichiarazione d'amore incondizionato espressa nel pregevole singolo "I love you more than rock 'n' roll", capace di entrare nelle classifiche del Regno Unito, viene strategicamente ripresentata come opener anche di questa nuova prova sulla lunga distanza ed irrompe con tutta la sua entusiasmante carica di hard-blues, una disciplina che i Thunder interpretano con notevole coscienza delle radici storiche, un aspetto che li rende, insieme all'istintività e ad un'attitudine non comuni, tra i migliori alfieri del genere, con i quali ogni altra formazione che voglia cimentarsi sullo stesso "terreno" dovrà inevitabilmente confrontarsi.
Il groove del brano è assolutamente trascinante e le sue doti d'immediatezza e "cantabilità" sono innegabili, ma nonostante ciò il meglio deve ancora venire!
La splendida intonazione di Danny Bowes e le sue interpretazioni veramente "da brividi", oggi più che mai reggono il paragone con il favoloso Paul Rodgers senza suscitare alcuna forma d'irriverenza, così come Free e Bad Company appaiono essere i principali di quei riferimenti storici così superbamente celebrati.
Il cantante conferma tutte le sue straordinarie doti nella sinuosa "The gods of love" e non è da meno il suo pard Luke Morley (anche principale compositore della band e produttore del platter) autore di una prova maiuscola per fervore e feeling.
Con "Monkey see, monkey do" prosegue la parabola d'avvincente hard-blues albionico, ma questa volta sono i Led Zeppelin ad accostarsi alla Cattiva Compagnia come un altro credibile influsso nell'approccio musicale, per una song ancora una volta caratterizzata da una genuina e passionale carica emotiva.
"I'm dreaming again" mette in mostra il lato maggiormente melodico e sentimentale del gruppo con una bella ballata piuttosto classica e altrettanto piacevole, mentre credo che sarà impossibile non essere coinvolti "fisicamente" dall'irresistibile melodia di "Amy's on the run" o dalla successiva "The pride" scandita da uno di quei riff magistralmente "antichi" e sempre assolutamente seducenti.
Di grandissimo spessore anche "Fade into the sun", una traccia sorvolata da precise costruzioni vocali, coadiuvate da talentuosi guitar solos e nientemeno che strepitosa, ancora una volta per la sua conduzione canora e chitarristica, è "Together or apart", in cui ritornano, a tratti, lontani echi degli Zeps.
L'esuberanza di "You can't keep a good man down", con il suo piano honky tonky e il clima torrido di "One foot in the grave" vi riporteranno alle combustioni del blues 'n' roll più viscerale.
In "One fatal kiss" il soffio soul così importante per la preziosa laringe di Bowes aumenta la sua intensità ed il brano scritto da Morley in collaborazione con l'hit-maker Russ Ballard (già musicista negli Argent e poi come solista - ricordate "Voices", arrivata ad un discreto successo anche dalle nostre parti? - nonché songwriter di lusso per America, Ace Frehley e Rainbow, tra gli altri) ci congeda, con la sua freschezza, da un disco che si ha voglia di riascoltare immediatamente (e non capita così spesso).
Non rimane che segnalare l'efficacia e la solidità della sezione ritmica a completamento di un album che deve essere definito, suffragando il suo titolo, con un aggettivo semplice semplice:
M A G N I F I C O ...
Lo slogan che accompagnava "I magnifici sette" era "They were seven - And they fought like seven hundred!" e continuando in questa metafora potremo dire "It's the seventh - And it sweep away (at least) seven hundred "new sensations!".
Recensione a cura di Marco Aimasso

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