Dopo
l'allegrissimo esordio degli svedesi
Eskapi, la
Art of Propaganda, probabilmente per darmi il colpo di grazia, mi ha fatto avere il nuovissimo
"The Sanctimonious Hypocrites of Reality" secondo lavoro degli inglesi
Self-Inflicted Violence.
Colpo di grazia perché questo disco, sebbene in ambiti musicali molto diversi, è pura malinconia, pura depressione, esattamente come la musica dei compagni di etichetta.
Certamente
Adam Magnox, membro unico del progetto, non ha una visione nera come gli
Eskapi, ma il suo suono ci offre poca luce e, quando ce la presenta, essa è soffusa e tenue.
I
Self-Inflicted Violence possono essere descritti come un incrocio tra le atmosfere dilatate del post-rock, il buio disperato del black metal nella sua accezione depressive e le divagazioni melodiche dello shoegaze, il tutto racchiuso in un involucro triste e colmo di lacrime amare pronte a sgorgare copiose.
Il signor Magnox alterna melodia e sofferenza in un gioco di dicotomie dall'alto contenuto emozionale e sceglie, intelligentemente, un suono pulito, quasi evocativo, che esalta le brillanti atmosfere di un disco sicuramente profondo ed ispirato.
"The Sanctimonious Hypocrites of Reality" non è un album di black metal.
Non è un album doom.
Non è depressive rock.
Non è ambient.
Ma è tutto questo, e altro ancora, e lo è senza che nessun elemento risulti forzato o fuori posto.
Se l'imminente Natale e le sue atmosfere festose vi dessero noia, non esitate a regalarvi questo lavoro: sprofonderete senz'altro.
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