Quando è troppo è troppo. Un ora e un quarto di riff scarnificati e ripetuti in modo ossessivo, divisa in una manciata di brani chilometrici (“Another dream turned nightmare” dura venti minuti..) dalla lentezza esasperante, dove aspetti sempre che accada qualcosa di diverso e puntualmente tutto continua con lo stesso tono monocromatico, è eccessiva anche per il sottoscritto.
Questa band di Goteborg probabilmente mira a diventare la più sfibrante del pianeta, ma anche la più noiosa e stancante. E lo fa con uno stile che profuma di improvvisazione da cantina, tanto per mettere insieme qualcosa di così estremo da attirare l’attenzione dei fans di Grief, Eyehategod, Bong, ecc.
Scelta stilistica che rispetto, ma non condivido. A questo livello è perfino difficile chiamarla musica e non sperimentazione allo stato puro. Il loro album lo lascio a chi soffre d’insonnia.
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