Non so quanti di voi conoscono la band americana, ma vi assicuro che stare dietro alla discografia dei
Nunslaughter è un affare davvero complicato!
Nell’anno appena trascorso, stando a quanto riportato su Encyclopaedia Metallum, sono usciti rispettivamente 1 album in studio, 4 live album, 1 boxed set, 2 compilation e ben 9 EP!!!
Forse solo i grinder belgi Agathocles possono competere con tanta logorrea sonora…
In questa occasione l’attenzione di Metal Hammer si pone su 3 EP usciti recentemente per la Moribund Rec., la ristampa di “Burn the cross” (originalmente edito nel 2004) e di due split, rispettivamente con i colombiani Withctrap e con i cileni Perversor.
Credo che concorderete con me che non ha molto senso scrivere tre singole recensioni di poche righe ciascuna; così, dopo un breve consulto, si è deciso di comporre un unico testo esaustivo.
Nunslaughter/PerversorDue brani per ciascuna band, poco più di 10 minuti di durata per un 7” che è l’equivalente di una fucilata a pallettoni. Gli americani ci propongono il loro classico death metal sporco e grezzo, nessun fronzolo e chitarre segaossa. Non mi stupirei se fosse stato registrato in presa diretta in un singolo outtake come molti demo dei primissimi anni 90. “Bless the dead” si lascia preferire per il mood hardcore/punk e qualche leggera variazione sulle parti di batteria suonate da Jim Sadist.
I cileni Perversor sono autori di un death/thrash metal molto old school. Si sente riecheggiare qualcosina (ma proprio a cercare con attenzione) dei primissimi Sarcofago, Master e dei Morbid Angel di “Abominations”.
Due canzoni concepite per esser suonate dal vivo e scuotere chi sta sotto il palco.
(voto 6,5)Nunslaughter/WitchtrapAnche in questo caso troviamo ad aspettarci due canzoni per band. Aprono ancora le danze i più noti Nunslaughter; “La ofrenda” è un buon pezzo in cui si alternano midtempo e parti più furiose al ritmo di un d-beat d’annata. Aggiungete dei riff semplici ma funzionali e un ispirato cantato di Don of the Dead ed avrete un classico brano dei Nunslaughter. Il successivo “Altar de la muerta” sembra invece uscito dalla penna di un delirante Chris Reifert e dei suoi Autopsy…
I colombiani Witchtrap invece hanno deciso di scendere alla fermata del metal anni 80 e di provare a scaldare gli ascoltatori con la stessa miscela con cui Sodom, Destruction e primissimi Slayer (quelli di “Show no mercy”) incendiarono gli animi di molti adolescenti di quegli anni.
“Sex commander” è una di quelle canzoni che si pianta in testa fin dal primo ascolto e che ti fa venire voglia di premere nuovamente il tasto play una volta terminata, “The devil’s on the loose” segue lo stesso canone ma, purtroppo, non possiede lo stesso refrain catchy.
Band promossa e di cui mi riprometto di recuperare il loro album del 2012 “Vengeance is my name”
(voto 7)Nunslaughter – Burn the cross reissue
Questa volta gli americani non hanno bisogno di compagnia e decidono di occupare entrambi i lati del 7”.
Due le versioni di “Burn the cross”, una con Don of the Dead alla voce ed una in cui troviamo il batterista Jim Sadist dietro il microfono. In tutta onestà sembrano proprio due canzoni diverse, l’approccio dei due è differente e non ce ne è una migliore ed una peggiore. Entrambe sono valide e trasmettono quel senso di “caos organizzato” che spesso si trova nelle produzioni dei Nunslaughter.
“Ride my nightmare” e “All of the dead”, nella loro velocità, non riescono però ad imporsi come dovrebbero e sembrano inserite per fare numero e procedere senza intoppi alla stampa del 7”.
(voto 6)
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