Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2006
Durata:46 min.
Etichetta:Thundering
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. HYBRID
  2. TORTURED SOULS
  3. PLACE OF DEATH
  4. MELANCHOLY SOULS
  5. REGRET
  6. DEVIL'S GARDEN
  7. NEW LIFE
  8. FORGET
  9. SPIRIT'S WAR
  10. FUCKING SICKNESS
  11. REJECTION
  12. LOST DREAM

Line up

Non disponibile

Voto medio utenti

Gli Yorblind giungono al debutto con questo “Melancholy Souls”, disco fortemente debitore del death melodico scandinavo di bands come Dark Tranquillity e In Flames.
“Melancholy Souls” è un titolo profetico per un disco che oltre a basarsi su una produzione potente, un assalto poderoso, vocals abrasive e assoli di stampo più heavy, senza dimenticare patterns più tipicamente thrash, ha un elemento caratterizzante dato da certe melodie melanconiche, che inseriscono momenti suggestivi nel bel mezzo di sfuriate devastanti, virando il sound della band di un mood gothic decisamente azzeccato.
Il paradosso è che questi Yorblind sono francesi, ma per rendermene conto ho dovuto visitare il loro sito web, tale è la bravura della band nel riproporre un perfetto derivato del gothenburg-style.
Il disco fila via piacevolmente, con quale inevitabile sensazione di deja-vù, spezzata, tuttavia, dai momenti cui accennavo sopra, i quali fanno la loro comparsa ad esempio già all’inizio della terza track “Place Of Death”, dove le tastiere creano atmosfere che oserei definire decadenti, oltre che melanconiche. La successiva title-track è il trionfo delle atmosfere di cui parlo con l’aggiunta di chitarre serene e soffuse, due minuti strumentali che preludono a “Regret” che riprende l’assalto interrotto un paio di canzoni prima.
Da segnalare anche la bellissima “Forget” che è un po’ la summa del sound della band e che vede l’intervento di una voce femminile molto bella ed espressiva.
In definitiva questo disco pur non offrendo spunti di riflessione per quel che riguarda la sostanza sonora e l’innovazione, si lascia apprezzare perché riesce a ritagliarsi uno spazio alquanto personale nell’ambito di un genere che ha poco altro da dire. E ciò non è poco.
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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