Cosa ci sarà dietro lo specchio rosso? Questa domanda può fungere da preambolo alla nuova opera dei
Blind Guardian, che rievocano il personaggio plasmato ai tempi di
"Imaginations From The Other Side", raccontandone le vicissitudini intercorse nelle due decadi che separano le release.
"Beyond The Red Mirror" è un album sontuoso e mastodontico, con un songwriting ispirato a giganti della letteratura (largamente a J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis e in maggior parte a Stephen King) ma più che mai personale, e che si pone come spartiacque per lo stile del gruppo tedesco, come in un certo senso furono
"Somewhere Far Beyond",
"Imaginations From The Other Side" e
"Nightfall In The Middle Earth". I
Blind Guardian riprendono a livello orchestrale quello che era già stato proposto in minima parte in
"At The Edge Of Time", puntando ancor di più su questa variante, avendo lavorato con tre differenti cori e due orchestre composte da novanta elementi.
"Beyond The Red Mirror" è l'espressione concettuale che la band cerca da anni, un qualcosa che possa rappresentare appieno non solo il lato musicale, ma anche quello narrativo. Un lavoro intimo dunque per i Bardi di Krefeld che nella loro trentennale carriera hanno dimostrato di saper stupire ed anche dividere pubblico e critica. Già l'opener
"The Ninth Wave", aperta da un cantato corale solenne, dimostra la voglia della band di spingere l'asticella ancora più in alto. Una traccia di ben nove minuti e mezzo, che vuole evidenziare il desiderio di sperimentare di un gruppo mai sazio, che ha l'intenzione di osare, che tenta di spingere l'ascoltatore oltre lo specchio rosso. Sempre presenti sono le classiche linee melodiche marchio di fabbrica dei
Blind Guardian, che si riscontrano soprattutto nei magistrali assoli di André Olbrich.
"Twilight Of The Gods" è inaugurata da un riffing graffiante e sostenuta da un chorus orecchiabile, passando invece a
"Prophecy" il tono cambia leggermente, riuscendo probabilmente a coinvolgere l'ascoltatore in pieno per la prima volta, facendo riassaporare quei
Blind Guardian di
"Imaginations...".
"At The Edge Of Time" recupera il titolo della release precedente esaltando soprattutto le orchestrazioni e forse penalizzando il lato metal, che viene talvolta schiacciato dalla sezione orchestrale.
"Ashes Of Eternity" ritorna per qualche momento ad incidere, proponendo ancora delle buone linee melodiche, anche se non indimenticabili.
"The Holy Grail" è un altro pezzo che ricorda i
Blind Guardian old-style, con il metal al centro della scena, così come in
"The Throne", uno dei pezzi maggiormente incisivi di
"Beyond The Red Mirror", un brano sì orchestrato ma perfettamente bilanciato.
"Sacred Mind" si avvicina, non fosse per il titolo, in maniera approssimativa a
"Sacred Worlds", opener del precedente album.
"Miracle Machine" spezza il ritmo del disco, con una graziosa ballad che funge da proemio al gran finale rappresentato da
"Gran Parade".
Dare un giudizio a
"Beyond The Red Mirror" è assai arduo. Quasi tre mesi di ascolto non hanno ancora prodotto un'idea definitiva, un po' come fu ai tempi di
"A Night At The Opera". Rispetto a quest'ultimo il nuovo disco ha probabilmente meno presa sull'ascoltatore e una minor quantità di canzoni memorabili. Probabilmente se venisse presentato live interamente con un'orchestra a supporto verrebbe apprezzato senza indugio, ma lo spettro delle future esibizioni senza una filarmonica ad esaltarne i suoni è enorme, quasi insormontabile. Che
"Beyond The Red Mirror" sia scritto benissimo, sia stato pensato e strutturato in maniera dettagliata, sia suonato impeccabilmente è quasi scontato, però c'è qualcosa che lascia in sospeso alla fine dell'ascolto, come se mancasse quella scintilla che quasi tutti i dischi dei
Blind Guardian fanno scoccare automaticamente al primo ascolto. Il quartetto teutonico si è sempre contraddistinto per creare release di alta forma e contenuto, in questo caso c'è la sensazione che il disco sia rimasto incastrato fra i due mondi paralleli divisi dallo specchio rosso.
Lyric Video di "Twilight Of The Gods"