La Svizzera è piccola, neutrale, non dà fastidio ma, ancora una volta, sotto il lato musicale, sorprende. Con qualche mese di ritardo vediamo di parlare del secondo capitolo in studio dei
Bloodstained Ground che, dopo una rivoluzione in line up e l'introduzione di qualche novità, confezionano un signor disco.
Il death metal è una solida base per gli elvetici, dalla quale emergono composizioni ben strutturate, con un alone sì malinconico, ma fatte di riff potenti che si intrecciano perfettamente con gli strumenti ad arco. Non c'è niente di campionato, violini e violoncelli sono reali e fanno parte al 100% del loro sound, non sono un abbellimento momentaneo e non vogliono essere dei diversivi alla loro proposta ma parte integrante. Mi vengono in mente
Septicflesh, qualcosa dei
Behemoth incrociati con i primi
At The Gates, dei
Fleshgod Apocalypse meno brutali ed ampollosi, ma la band svizzera è una creatura oscura che sfugge ad una catalogazione precisa e grazie al sound ibrido, alle atmosfere evocate ed ai testi pestilenziali, catapultano l'ascoltatore in un epoca medievale, fumosa e ritualistica. Il riffing death a volte prende la strada del thrash, altre volte è più orientato al black, sempre sorretto da un drumming importante ma non esageratamente veloce o complesso, penalizzato forse da suoni non eccezionali. Anche la voce non rimane statica ma viene modulata e cambia il growl in base a quello che richiede il pezzo. I
Bloodstained Ground hanno il pregio di capire il momento giusto in cui pestare più forte e quello in cui alleggerire il suono con parti più melodiche ma, badate bene, mai banali o "leccate". Tutto è grezzo, nero, ma allo stesso tempo preciso ed ammaliante.
Davvero difficile oggigiorno imbattersi in una proposta di death metal melodico che non sia uno sterile riciclo di soluzioni usate ed abusate derivate soliti nomi noti.
Molto bello e curato il digipack, Czar of Crickets Productions.
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