Chiunque mi conosca un pochino, anche solo tramite le
farneticazioni che da anni mi vengono benevolmente consentite da queste colonne, sa quanto sia profonda la mia ammirazione per i Martiria, una formazione mai pienamente riconosciuta per il suo vero valore.
Il velo di amarezza che traspariva dalle parole di Andy Menario, in una recente intervista a supporto dell’uscita del loro ultimo “R-Evolution”, lasciava presagire che qualcosa sarebbe cambiato nella storia artistica di questo straordinario musicista, un po’ disilluso, magari, eppure di certo non “sconfitto”.
E così mentre il destino degli
epic-doom-metallers capitolini è mestamente incerto, come talvolta accade nella vita, anche da un “fatto brutto” può nascere qualcosa di positivo.
I
Secret Rule, la nuova esperienza musicale che Andy condivide con Angela Di Vincenzo (Kyla Moyl), Michele Raspanti (Graal) e Ruben Ramirez (Myr), appare per certi versi una sorta di “reazione” alla situazione venuta a delinearsi con il progetto precedente del chitarrista, e tuttavia, pur muovendosi in territori più facilmente “fruibili”, riesce a non adeguarsi a quei fenomeni inflazionistici di cui è costellato il
rockrama contemporaneo.
Affidarsi a un immaginario d’estrazione
gothic-metal poteva rappresentare, con tutti i cloni dei modelli di riferimento che affollano la scena, una scelta davvero rischiosa, ma fortunatamente in “Transposed emotions” non vi è traccia di “eccessi ispirativi” e il suo ascolto si rivela un viaggio affascinante, in un girotondo di epoche e di generi.
Un suono, insomma, che poggia su melodie ora moderne ora antiche, dove
gothic,
prog,
heavy metal e scorie
synth-wave finiscono per intersecarsi all’insegna di una creatività “contagiosa”, capace di ammaliare senza sdilinquire e di sorprendere senza forzate astruserie.
La chitarra di Menario non ha perso la sua tipica e ombrosa pasta metallica e grazie a una grande sensibilità arriva a qualificare anche un contesto sonoro come questo, da cui si staglia prepotente la stentorea laringe di Angela Di Vincenzo, affine agli “strumenti” di colleghe del calibro di Anneke van Giersbergen, Cristina Scabbia e Sharon den Adel (e personalmente colgo anche qualche sfumatura timbrica alla Gwen Stefani …) e non per questo sprovvista di carattere e personalità.
Gratificato da suggestivi tocchi di elettronica che avvolgono e allettano, il programma si dipana lungo un’appagante linea sensoriale priva di autentiche sospensioni, con picchi identificabili in “True friend” (splendida!), “Lifeless”, “Sensation”, “Reena”, “My doors” e “Dawn of crisis”, tutti brani che sanciscono in maniera evidente quanto il gruppo abbia un’anima propria e distinta, oltre che molto intrigante.
Tra le tante uscite discografiche, piene di fotocopie, che finiscono per disorientare e distrarre l’ascoltatore, il mio suggerimento è di non sottovalutare i Secret Rule, autori di un esordio con i fiocchi.
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