Mentre miriadi di band spuntano come funghi allucinogeni, nate e cresciute nel nome dello stoner e del suono "grosso, rozzo e semplice", quando anche formazioni avviate prendono una deriva Kyussiana (ok, come neoligismo fa pena, ma rende), c'è rimasto qualcuno che esplora il lato lento ed oscuro della musica in modo ortodosso, volgendo la propria arte sulla strada segnata da maestri come
Candlemass,
Solitude Aeternus e
Trouble.
I
Crypt Sermon fanno proprio questo.
Composti da elementi di estrazione death metal, black e speed, nei
Crypt Sermon i musicisti decidono di rallentare i ritmi e la band di Philadelphia nasce così, quasi per gioco, con nessuna aspettativa se non quella di provare ad interpretare la musica del destino secondo la propria visione, partendo dalle solide basi gettate dalle band menzionate sopra ed infarcendo il suono di buone dosi di metallo classico ed epico. Chitarre armonizzate, riffing roccioso, solennità dilagate, tipo
Mercyful Fateo
Angel Witch? Diciamo di sì. Quello che ne esce è un disco entusiasmante,
Out Of The Garden è un album di VERO doom denso di epicità, degno di stare accanto ad un
Ancient Dream, capace di coinvolgere quanto un
Through The Darkest Hour. Poi possiamo stare qui a raccontarcela disquisendo su sul fatto che "qualcuno" sia stato il primo a proporre certe soluzioni e che per "quelli dopo" sia tutto più facile. Sticazzi. Riconosciuto il valore e l'importanza storica dei precursori, quello che conta in un disco sono le sensazioni che questo ti riesce a trasmettere e
Out Of The Garden, ne scatena a palate.
Giudicatelo dalla bella copertina
Rainbow-style, pensate alla musica senza tempo di cui è composto, godetevi la voce di
Brooks (uno che non aveva mai cantato ma che sembra riuscirgli bene), perdetevi nei testi storico/cristiani... Da qualunque parte lo giriate, questo disco funziona ed emoziona. Tra le mie preferite (oltre al brano linkato sotto) segnalo l'epicissima
Into the Holy of Holies che inizia con chitarre acustiche e tastiere che le danno qualche richiamo orientaleggiante, per poi evolversi in un pezzo davvero metallico su cui si staglia una voce sofferta e squisitamente ottantiana, da paura! Non che le altre canzoni siano da meno, l'album non ha cali, tutti i brani sono composti ed arrangiati ottimamente, infarciti da buoni assoli e mantengono una qualità costante.
Facendola breve, se vi piace il genere, divorerete
Out Of The Garden. Sicuro.