"
Finis Dierum" è il secondo album dei modenesi
Krysantemia ed è come un Juve - Crotone 2 a 2.
Ma col Crotone che al 60esimo vinceva con 2 gol di scarto.
Ovvero, a priori è un enorme risultato, un punto a Torino rappresenta davvero un'impresa, però ti lascia comunque un po' di amaro in bocca, il rammarico di non essere riusciti a tagliare il traguardo del bottino pieno quando si era ormai a pochi metri.
Intendiamoci, "
Finis Dierum" è quindi un disco decisamente riuscito e molto gradevole all'ascolto, ma presenta dei lati negativi che ne inficiano il risultato finale: innanzitutto è assai discontinuo nella qualità e fin troppo variegato, si passa dal death metal soffocante dell'iniziale "
In Corpus Diaboli" (che peraltro è uno dei pezzi meno riusciti e quindi un pessimo biglietto da visita..) a soluzioni più melo/core decisamente più accattivanti, sia quando si fa un uso più intenso della melodia sia quando ci si basa su tempi tellurici e terremotanti, come nella ottima titletrack, dagli ottimi inserti chitarristici, sia ritmici che in fase solista, e perfetta nell'utilizzo della voce più pulita del solito growl.
Poi ancora un po' di deaththrash melodico, stile scandinavo, nella buona "
Not Alone", per poi virare prima sul dissonante death metal di "
Sadistic Possession", nuovamente non all'altezza, e poi su "
Incarnation" che sembra un outtake di "
Where the Slime Lives" dei
Morbid Angel, ma con un chorus non efficace.
Quando il disco sembra ormai avviato su un binario morto che conclude la sua triste corsa in una insufficienza, ecco che da qui alla fine i nostri infilano tutti i brani rimanente, a partire dalla bella strumentale "
When the Sun Dies", molto testamentiana era "
The New Order": "
Shadows of Fault" sa di
Soilwork (un altro cambio...argh!) ma finalmente è azzeccata in ogni sua parte e coinvolge sia per melodia sia per impeto, e così la successiva cadenzatissima "
Try to Get Lost", prima di giungere probabilmente al brano più riuscito del lotto ovvero la metalcore "
Six Feet Away", dotata di groove, di tiro e di impatto: centro pieno!
Si chiude con la buona "
Saint Evil" che conclude un "
Finis Dierum", un po' spiazzante ma tutto sommato divertente e questo aggettivo applicato alla musica è sempre un qualcosa di molto positivo, benchè riteniamo che questi ragazzi, peraltro in tour con i
Marduk che c'azzeccano zero con la loro proposta, debbano ancora inquadrarsi a puntino.
Da riascoltare, molto volentieri.
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