Quinta mazzata nei denti da parte dei
Nasty, quartetto proveniente dal Belgio e formatosi una decina di anni fa che ogni volta che dà alla stampa un prodotto pubblica qualcosa di molto vicino a quanto detto: una band hardcore che fa dell'impatto e la violenza il credo principale, in un genere che spesso tracima nel death metal tanta è la furia con cui i quattro si scagliano sui loro strumenti e sulla folla che, immaginiamo, durante i loro concerti fanno la felicità di tutti gli osteopati e fisioterapisti del mondo, con tutte le botte assurde che si daranno.
"
Shokka" non è da meno, quindici pezzi al fulmicotone (più tre registrati dal vivo francamente evitabili) da 2/3 minuti di durata più qualche intermezzo da una manciata di secondi che non fa altro che far respirare l'ascoltatore prima della prossima martellata.
Prodotto benissimo (tante formazioni estreme dovrebbero prendere esempio da loro), il sound dei
Nasty è un mix tra bordate più cadenzate e ritmiche, quelle classiche in cui la testa si stacca dal collo a forza di headbanging, cori da band di strada che si ribella agli abusi di stato e sfonda le reti di resistenza (stile video storico dei Suicidal), chitarroni taglienti e
Matthi alla voce che urla il proprio disprezzo a pieni polmoni.
L'impatto c'è, il furore è ben convogliato in soluzioni artistiche bilanciate e mai noiose, seppure il genere possa limitare in gran parte la fantasia di chi vi si cimenta, eppure brani come "
Phoenix", la cannibalcorpsiana "
The Heat" e la titletrack, tra le altre, dimostrano che i Nasty, in questo ambiente, ci stanno alla grande e se la comandano pure.
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