Lo ammetto, è una mia piccola debolezza … quando un gruppo musicale, per liberare la sua energia creativa e tentare di attrarre l’attenzione di un popolo di
rockofili sempre più disorientato da milioni di stimoli, dirige il suo sguardo ammirato verso l’arte straordinaria degli UFO, il sottoscritto prova costantemente un
brividino di approvazione.
Se poi le fondazioni ispirative comprendono pure altri pilastri di lucido e solido alabastro come Bad Company (“All seeing eye” è piuttosto rappresentativa in questo senso …), Trapeze e Thin Lizzy, ecco che l’operazione “suggestione” può dirsi completata.
Proprio perché adoro questi suoni e, in particolare, assegno alla
band di Phil Mogg un carisma con cui confrontarsi è molto improbo, il plauso iniziale è seguito immediatamente da una certa diffidenza, accentuata da un momento storico in cui il
trend dell’
old-fashioned sembra non accennare a mollare la sua attanagliante presa.
I
Black Whiskey hanno superato brillantemente tutti i timori, ostentando una genuinità che francamente era da un po’ che non avvertivo così intensa, all’interno di un disco, questo “Heavy train”, che vi consiglio caldamente di ascoltare dalla prima all’ultima nota.
Simon Gordon (ex-Xentrix, Hellfighter), Kev Ingles (ex-3 State Blues, Weapon), Mark T. Parkin e Rich Bannister (ex-Nakedium), tutti eccellenti musicisti, sono però riusciti a conquistarmi innanzi tutto grazie alla loro profonda attitudine e a un trasporto per il genere che trasuda da ogni “poro”, ardente e pastoso come la voce del succitato
vocalist.
Nessuna sorpresa, ovviamente, come anticipato il
sound è molto rigoroso e devoto, ma l’anima al tempo stesso rude e appassionata che scaturisce copiosa da questi dieci frammenti di vibrante
hard-rock, ha un che di quasi
taumaturgico, almeno per chi è affezionato ai medesimi modelli che i nostri britannici dimostrano di saper celebrare così bene.
Qualche loro collega sarà più
cool e altri avranno un approccio compositivo maggiormente ruffiano e catalizzatante e tuttavia non sarà facile trovare una formazione capace di produrre un
feeling altrettanto denso di quello garantito dai Black Whiskey, così come altrettanto raro sarà trovare qualcuno che nel suo repertorio possa contare su un pezzo come “Stone cold comfort”, autentico gioiellino di passionalità e
groove degno dei migliori Black Country Communion.
I “classici” del settore rimangono tali e, nel cumulo massificante di chi si rivolge continuamente a essi per trovare un’adeguata illuminazione, quello che conta davvero sono il
pathos e lo
spirito … fidatevi … qui troverete ingenti quantità di entrambi.
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