Debutto per questa stoner band francese, con un concept album che tratta di un possibile inquietante futuro per l’umanità. I
Soundcrawler esprimono uno stile ben conosciuto: fondamenti kyussiani, atmosfere grungy e rifferama metallico. Fatto con competenza, ma forte sensazione di deja-vu. O meglio, di già sentito innumerevoli volte.
Partenza energica, con richiami allo scandi-stoner di Astrosoniq, Greenleaf, Dozer, in “Raiders” e “A god to feed”, poi si passa ai toni lisergici e rarefatti di “Long coma slow” che mostrano il lato più psichedelico della band. Altro momento simile è “The plastic truth”, a conferma dell’indole riflessiva, evocativa, dell’album. Però continua a mancare il guizzo vincente, la personalità che abbiamo notato in altre formazioni transalpine, vedi Aqua Nebula Oscillator e Abrahma. Un eccesso di intimismo amaro che ci riporta agli anni ’90 ed al seattle-sound, ma privo del fervore di quella breve epoca.
Al momento i Soundcrawler non possiedono ancora la caratura per imporsi nella scena internazionale.
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