Copertina 5

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2015
Durata:50 min.
Etichetta:Candlelight Records
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. KAEDIT NOS PESTIS
  2. GRAVEWARD
  3. THE TOMBFILLER
  4. THE FORLORN
  5. THE MOLESTERS OF MY SOUL
  6. OUT OF THE GRAVE
  7. THE TRIAL BY THE DEAD
  8. THE CASKETBURNER
  9. A MESSENGER FROM TOMORROW
  10. DWELLERS IN A DREAM

Line up

  • Mirai Kawashima: vocals, keyboards, samples, programming, vocoder, bass
  • You Oshima: guitars
  • Satoshi Fujinami: bass, guitars, drums
  • Mikannibal: sax, vocals
  • Junichi Harashima: drums

Voto medio utenti

Resto sempre più basito da quanto le case discografiche cerchino di imbambolare gli ascoltatori con definizioni quanto meno azzardate, se non del tutto prive di senso e significato. Quando in redazione è arrivato “Graveward”, ultimo lavoro in studio dei Sigh, ci è stato presentato come ‘cinematic horror metal’, che già di per sé è una definizione quanto meno singolare, ma lo diventa ancora di più visto che in realtà di tutt’altro si tratta. Chi conosce la band giapponese sa che è in attività fin dai primi anni ’90, sa che nel Sol Levante è una specie di mito in ambito estremo, e sa anche che è stata tra le prime band, a livello mondiale, ad aver firmato per la Deathlike Silence di Euronymous dei Mayhem, con la quale ha pubblicato “Scorn defeat” nel 1993. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata veramente assai, e i nipponici si sono allontanati decisamente dal black metal delle origini, iniziando a sperimentare e spostandosi prepotentemente verso il cosiddetto avantgarde metal, definizione che, per onor del vero, ho sempre detestato, in quanto racchiude tutto e niente.

Esattamente come questo “Graveward”, un calderone indistinto di immondizia sonora. Non me ne vogliano i fans del gruppo o i simpatizzanti degli amabili occhi a mandorla, ma, detto con tutta schiettezza, la linea che divide un genio da un cialtrone è veramente sottile, e in questo caso è stata abbondantemente superata. Non basta prendere 12000 generi musicali e mischiarli a caso per ottenere un lavoro interessante. La sperimentazione è ben altra cosa, presuppone un concetto dietro le composizioni, un filo conduttore che, pur non ponendosi limiti di sorta, renda la proposta sensata, altrimenti si corre il rischio, come in questo caso, di risultare ridicoli.

Partendo dal fatto che l’unico elemento cinematografico (per tornare alla definizione della Candlelight) presente nella loro proposta è limitato all’uso dei cori e delle tastiere, peraltro molto ben orchestrate, tocca dirlo, per il resto ci troviamo davanti a brani senza né capo né coda, un insulso mix di Children of Bodom, Naked City (ma la genialità di Zorn e company è ben altra cosa), Cradle of Filth più oscuri e qualche altra decina di band, con sprazzi hard rock e neoclassici e sfuriate extreme metal. Il che, come idea di base, poteva anche starci, il problema è che il tutto è stato confezionato con la solita frenesia e supponenza tipica del popolo giapponese, con il risultato che arrivare alla fine dell’album senza sbellicarsi dalle risate o, peggio ancora, senza aver voglia di prendere a testata gli speaker, è veramente cosa ardua.

Impeccabile dal punto di vista tecnico ed esecutivo, supportato da una produzione potente e pulita, “Gaveward” trova però il suo difetto più grande proprio a livello compositivo. Non sempre osare è sinonimo di qualità, non sempre sperimentare è meglio che ‘accontentarsi’ di comporre musica più semplice ma con un senso logico. Insomma, i Sigh hanno davvero esagerato, dando alle stampe un prodotto che difficilmente troverà sostenitori, IMHO… E non venite a parlarmi di chiusura mentale, perché di roba schizoide e innovativa, ma con un senso compiuto, ne ascolto, da sempre, fin troppa, quindi non è quello il problema…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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