Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:52 min.
Etichetta:Candlelight Records

Tracklist

  1. BURNING THROUGH THE SCARS
  2. WHY SO SERIOUS?
  3. GAVEL'S BANG
  4. LOST IN DECAY
  5. IN THE NAME OF YOUR GOD
  6. A SECOND BIRTH
  7. THE CHECKERED SUN
  8. DON'T BURN THE WITCH (VENOM COVER)
  9. THE WAY I'LL STAY
  10. FRACTAL DIMENSION

Line up

  • Roberto ''Robba'' Dimasi: bass
  • Simone Verre: drums
  • Andrea Vacchiotti: guitars
  • Loris Castiglia: vocals, guitars

Voto medio utenti

Questi giovani torinesi devo essere evidentemente cresciuti a "latte più" ed incandescente metallo, combinazione cha li ha portati ad essere una delle migliori band del panorama thrash nazionale e non solo. Gli Ultra-Violence sono infatti entrati a pieno merito nel roaster della Candlelight che darà loro la giusta visibilità ed i giusti mezzi per riuscire a crescere ulteriormente ed affermarsi a livello planetario, come sta accadendo ai compagni di label Havok.
I drughi nostrani, nuovamente immortalati nelle loro violente scorribande dalla sapiente mano di Ed Repka, tornano sul mercato a distanza di due anni dal lodevole Privilege of Overcame che già parlava chiaro e forte, lanciando un esplicativo messaggio: "noi non scherziamo un cazzo".

Il nuovo Deflect The Flow parte da quella solida base e... rimane lì, nel senso, un'evoluzione non c'è stata ma la conferma di essere ad alti livelli, quella sì, quella è lampante. Gli Ultra-Violence sono portatori di un suono che è un mix di precisione d'esecuzione e pulizia di produzione che ti sfiletta la carne, roba che avvicinandoti alle casse ti puoi fare la barba . Un suono fatto di riff veloci ed attenti, sostenuti da ritmiche potenti, varie (grande la prestazione di Simone dietro ai tamburi), un basso con una forte presenza ad impreziosire i pezzi, e solos di chitarra sempre molto curati, precisi, funzionali e ben inseriti nelle canzoni. Con queste armi potrebbero spaccare tutto ma, parere soggettivo, se avessero anche una voce con maggiore personalità potrebbero fare un salto notevole. La voce viene invece usata come mero riempitivo, urlata e strozzata, senza che possa aggiungere nulla, né a livello di cattiveria, né di melodia, al suono della band. Anche a livello di songwriting potrebbero osare qualcosina di più, Lost in Decay (ad esempio) è da manuale del thrash, godibile ma prevedibile, dopo pochi secondi sai già come si evolverà e dove andrà a parare. Nettamente migliore risulta la conclusiva Fractal Dimension, canzone leggermente più melodica, con belle linee e grandi assoli. Interessante anche il fatto che una band così tecnicamente valida si sia voluta confrontare (con buoni risultati) con una cover dei Venom (Don't Burn The Witch), gente che strumentalmente è considerata alla stregua di un paracarro.

Allo stato attuale, gli Ultra-Violence rimangono molto molto bravi assieme ad altri bravi, gli manca osare un pizzico di più per fare il salto definitivo. Salto che è proprio dietro l'angolo ed assolutamente alla loro portata, contando anche la loro giovane età e le grandi capacità musicali. Ogni critica è benevola e volta al loro miglioramento, 7 in virtù della mia stipsi metallica è un grande risultato, ma voglio dare loro di più e sono sicuro che la prossima sarà la volta del "pezzo grosso".




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Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 29 apr 2015 alle 00:38

Kalhy, mi ridai il tuo iban che mi manca una cifra e non riesco a ricompen...? Ops... :D

Inserito il 28 apr 2015 alle 07:56

Sono d'accordo. Non c'è niente che non va, ma sono come l'acqua fresca: la bevi, non ti fa schifo, ti disseta al momento ma poi passa e va, non la ricordi. Il loro disco precedente l'ho ascoltato variemila volte ma morire se mi ricordo un pezzo, un giro, un refrain. Nada.

Inserito il 28 apr 2015 alle 01:04

sinceramente li ho sempre trovati mooolto sopravvalutati. penso che in italia ci siano almeno 5 o 6 band di gran lunga migliori (non sto qui a far nomi per evitare diatribe stupide), ma loro hanno avuto la fortuna di trovarsi nel giro giusto. buon per loro, certo, ma, come dice il buon frank e come sottolinea emiliano, lasciano il tempo che trovano... si fanno ascoltare, ma non lasciano segni tangibili...

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