Inizio la recensione di questo nuovo mini cd dei Rhapsody dicendo subito che è una mezza delusione. Dopo due album a mio modo di vedere il metal esaltanti e un terzo disco che dopo le ottime impressioni iniziali ho poco apprezzato, la band triestina prepara la strada al quarto album con questa uscita che lascia un po' d'amaro in bocca. E' difficile dire se questi brani possano essere scarti del nuovo disco in uscita o semplicemente pezzi che difficilmente vi avrebbero trovato collocazione ma i 41 minuti che compongono "Rain of a Thousand Flames" a livello qualitativo sono tragicamente inferiori a qualsiasi cosa pubblicata finora dalla band di Turilli e Staropoli.
Non tutto è da buttare, in primo luogo il fatto che finalmente viene messo in commercio un mini composto da 7 brani originali, e in secondo luogo le peculiarità della band rimangono intatte. Non vorrei che il mio voto fosse interpretato come una bocciatura ad una delle band che più apprezzo, e sono sicuro che questo mini piacerà a molti fan dei Rhapsody, ma ci sono alcuni aspetti che in qualità di recensore e per via dei miei gusti non posso far a meno di notare e criticare. In primo luogo sono allucinanti i 5/6 minuti (su 41, non per canzone) di parlato che interrompono più o meno tutti i brani. Non sono le “spoken words” che mi danno fastidio (chi non ricorda piacevolmente il “Yes, mighty warrior…” di Symphony of the Enchanted Lands?), ma c’è un limite a tutto, e non è possibile che l’integrità di ogni brano venga interrotta da un narratore. Altro aspetto criticabile è la produzione, stavolta grossolana e poco curata nei dettagli, complice probabilmente lo scarso budget messo a disposizione per il mini, ma che non è ammissibile per una band che vuole avere le sonorità dei nostri Rhapsody. Ci sono tanti altri aspetti che potrei citare, tipo una prestazione vocale di Lione non ottimale, quasi fosse stata registrata in fretta; il collage di pezzi più o meno validi che vanno a formare le due suite, che trovo prive di struttura logica (pur essendo composte da buoni pezzi analizzati singolarmente); l’inutilità dei due pezzi strumentali da 100 secondi; oppure l’utilizzo eccessivo dei cori barocchi, ma in questo disco non c’è solo del marcio, anzi se Luca e Alex si fossero tenuti sulla stessa lunghezza d’onda della title track (veramente stupenda) ne sarebbe uscito un lavoro coi fiocchi , purtroppo non è così e non posso che prenderne atto bocciando questo lavoro che comunque come ho già detto mi sento di consigliare ai fan della band.
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