Copertina 6,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2014
Durata:50 min.
Etichetta:Cyclone Empire

Tracklist

  1. IN THE NAME OF THE FLESH
  2. WHEN GLORY TURNS TO RUIN
  3. BLACK OATH IMPURITY
  4. GRAVEYARD PROCESSION
  5. DEATH KULT LEGIONS
  6. FROZEN MAJESTY
  7. HURT LOCKER
  8. CRYPTCRAWLER
  9. AS SOULS DESCEND
  10. LEVITATION
  11. NECROPOLIS (MANILLA ROAD COVER)

Line up

  • Haubersson: vocals
  • Herrmannsgard: guitars
  • Vögtsson: drums
  • Gotzberg: bass
  • Maggesson: guitars

Voto medio utenti

Che il metal sia un genere pieno di passione non ci piove, si può poi proporre la propria musica cercando di dire qualcosa di nuovo, tentando nuove strade, provando a sperimentare o semplicemente prendendo spunto da chi è venuto prima. Si può anche battezzare un tipo di suono creato e reso famoso da un pugno di band e riproporlo pari pari. A che scopo diranno alcuni? Per divertimento signori! Suonare questa musica deve soprattutto piacere e divertire.

Con quest'ultima filosofia, con questa way of playing, i Revel in Flesh ci vanno a nozze e, sempre in modo convincente ed appassionato, ci catapultano nella Stoccolma di fine anni '80/primi '90 in cui le motoseghe sferragliavano forte ed il magico suono di Entombed, Grave, Dismember e Unleashed veniva alla luce. Il nuovo Death Kult Legions è il terzo disco in tre anni che, in questo periodo storico, significa gran divertimento per la band tedesca. Finché riusciranno a mantenere una buona qualità e costruire bei pezzi, avranno il mio supporto.
L'esordio dei nostri (Deathevokation) lo ascolto ancora con piacere e finora penso sia il meglio riuscito (ringraziando pure un certo Dan Swanö), anche se il mio è un parere da prendere con le molle, visto che le strutture e gli elementi utilizzati sono assolutamente gli stessi in ogni album. Possiamo riassumere così: a chi piace il vecchio e ruvido death metal scandinavo, piaceranno di sicuro i Revel in Flesh. Sì perché anche con l'ultimo Death Kult Legions, i Nostri non ci offrono niente di più e niente di meno che una manciata di pezzi arrembanti, sporchi, graffianti con le immortali "chainsaw guitars" a farla da padrone, spinte da una batteria potente e quadrata, un basso gonfio (di birra) ed una voce ruggente nemica del Fluimucil. Una produzione calda e piena ed un'iconografia squisitamente orrifica completano il pacchetto. I "problemi" del nuovo lavoro sono individuabili in qualche brano "lento" di troppo, nell'eccessiva durata (50 minuiti) e nella presenza di qualche pezzo un po' "spompo". In fin dei conti, mica puntano a creare un capolavoro, no? Se il primo disco valeva un sette peno, qui siamo sulla sufficienza abbondante.

Chiaro che se cominciassero ad uscire 15/20 band al mese a "riproporre il già proposto" potremmo ritrovarci con le balle piene alla svelta ma, finché si parla di qualcuno come Entrails, Blood Mortized, Bloodbath (ovviamente), ci sollazziamo ancora. Se poi volete fare sul serio, vi ricordo che in Germania c'erano i grandi Fleshcrawl, ma quelli avevano una marcia in più...



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Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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