Anche i tetragoni tedeschi sono affascinati dall’immaginario sudista degli Usa, fatto di schietta rudezza, propensione all’alcolismo e alle risse del sabato sera, machismo ed un pizzico di xenofobia, ma soprattutto dell’amore per il rock più ruvido e viscerale. La conferma ci arriva da questi
When Trees Leave Wolves, nati nel 2011 ma già sostenuti da una certa attenzione a livello europeo.
Muscolari e quadrati, con forti richiami ai Black Label Society, Down e Molly Hatchet, pubblicano un disco sanguigno e potente guidati dalla voce virile di Lionwolf, dalle chitarre arcigne e dalla sezione ritmica tambureggiante. Buon livello tecnico, pochi fronzoli e tanta attitudine, mostrata anche attraverso un look da cow-boys del terzo millenio.
Più che di southern parlerei di heavy rock americano, perché manca la componente “romantica” del genere. Qui si bada a picchiare sodo e a creare un sound roccioso dall’inizio alla fine.
Ad esempio le cupe, fibrose, “Blackened flow” e “Down comfort” oppure l’assalto feroce di “Catspaw”, “Piss on ya law” e della title-track, brani dai risvolti quasi Panteriani, rendono bene l’idea della potenzialità di questa band. Nell’album non ci sono filler e la direzione appare giusta, manca ancora un po’ di malizia nel songwriting ma l’impressione generale è buona.
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