Se è vero che la mela non cade mai lontano dall'albero, con un nome come
Demon Eye è facile immaginarsi una stretta parentela con i
Deep Purple. La band del North Carolina ha, infatti, diversi punti in comune con le leggende inglesi ma non parlo assolutamente di band-clone o altro. Allacciate le cinture, ora vi dico tutto.
Andate sempre a casa di Emmett Brown, fare il pieno alla DeLorean e puntate il flusso canalizzatore a scelta in un periodo che va dal 1976 al 1984. Li troverete i vari
Pentagram, Judas Priest, Deep Purple, Black Sabbath, Rainbow, Trouble... tutti intenti a spaccare il culo ai passeri, sempre carichi sui palchi quando ancora la genuinità e la creatività erano fortissime. Facciamo finta che i Nostri abbiano fatto parecchi viaggi a ritroso ed abbiano imparato bene dai maestri, il risultato quale sarebbe? Grande musica sìori, grande musica.
Lasciamo perdere originalità e sperimentazione che, in questo caso, sono parole bandite. Qui c'è il feeling, c'è il suono magico del proto-metal incontaminato, minime distorsioni, massimo sentimento. La musica dei
Demon Eye è semplice, diretta, arriva da dove tutto il nostro genere è partito ed ha un forte alone doom che aleggia su tutto, ha uno spettro orrifico e sinistro sempre presente, come degli
Angel Witch "senza fretta", come i magici
Witchfinder General. Ecco, forse sono loro il gruppo più attinente come paragone. La produzione è semplice e assolutamente naturale, si sentono echeggiare distintamente la campana del ride, la cawbell, c'è insomma una batteria fisica che fa sentire i rimbalzi sul rullante, le pelli che vibrano... Il suono arriva dagli strumenti, dalla coesione del gruppo, dal loro feeling e non è qualcosa di artefatto, non viene pompato da un software. Groove, potenza e passione sono reali, una cosa rara ai nostri giorni. Anche l'artwork è old-style e riprende un pochino
See You in Hell ma ripeto, tutti questi "elementi retrò" non sono mai pacchiani o fuori posto, anzi, ascoltando "alla cieca", questo
Tempora Infernalia si ha la sensazione di trovarsi davanti ad una perla ingiallita dagli anni, inspiegabilmente persa nella nostra musica preferita. Poi, la loro proposta è assolutamente derivativa ma a noi cosa interessa? Nulla, anche perchè non riprendono pedissequamente una sola band, ma vivono uno stile. La godibilità, il piacere d'ascolto, quelli stanno su valori altissimi.
Facciamo così, provare ad ascoltare solo Poison Garden e se non vi piace... bah, mi spiace per voi ma avete sbagliato genere, c'è tanto pattume la fuori, andate a sguazzarci dentro.
Intanto, due pezzi dal disco precedente.