Esordio da punto esclamativo per i nostrani Starsick System, band di Pordenone nata nel 2012 dall'incontro tra musicisti attivi da tempo con gruppi di una certa rilevanza sul panorama metal europeo come il cantante e chitarrista Marco Sandron (Pathosray, Eden’s Curse, Fairyland), Valeria Bettain e David Donati rispettivamente al basso e alla chitarra, già compagni negli Syrayde nonché il batterista e producer Ivan Moni Bidin, già visto all'opera con Pathosray, Ashent, Garden Wall e Syrayde. Figlio di questo felice connubio è "Daydreamin", lavoro giocato su un heavy rock dalle tinte moderne, un disco intelligente nel quale viene sposato sapientemente un certo hard rock di stampo nord europeo con quell'alternative rock, new grunge, modern metal e giù di etichette che tanto clamore fanno Oltre Oceano ma che, principalmente, delineano e fanno la fortuna di band decisamente cool come Alter Bridge, Sixx AM e Velvet Revolver. Insomma, un suono ben bilanciato che fa incontrare melodia e potenza con una buona dose di intelligenza, con il risultato prezioso e mai scontato di servire all'ascoltatore su di un piatto d'argento una manciata di canzoni mai banali e abbastanza varie. Un indirizzo stilistico che viene indicato bene dall'opener “Start Again” un hard rock moderno diretto e potente, che va a valorizzare una sezione ritmica realmente valida. E' però con la successiva “Spit It Out” che il disco decolla, con quell'attitudine strappata con i denti al meglio della scena hard rock scandinava e quella voce che non può non far correre qualche brivido al rimando ad un “certo” Myles Kennedy, una formula che ritorna anche nella granitica “Believe”, mentre si alleggeriscono i toni con “Tomorrow”, brano interlocutorio in possesso comunque di una buona melodia e di un refrain facilmente memorizzabile. Torna a lievitare l'album con “Pull The Trigger” che, introdotta da “Interlude” si propone presto come uno dei pezzi da novanta dell'intero lavoro, con la sua anima nera ed un mood a tratti claustrofobico, squarciato ancora una volta dalla splendida voce di Sandron che qui va a pennellare l'ennesimo ritornello da urlo. Con “Don't Fly Again” si tira il fiato con una rock ballad abbastanza canonica ma non per questo meno gradevole, mentre si riprende a correre con “Let It Go”, un altro pezzo forte di questo lavoro, un hard rock potente costruito su un accattivante riff di chitarra e marchiato a fuoco da un nuovo chorus strappa orecchie. Semplicemente stupenda “Last Goodbye”, song scritta con lo spirito dei Guns'n'Roses sulla testa, un pezzo veloce e sfrontato che non può non richiamare alla mente i gloriosi anni Ottanta ed una scena che ha segnato un'epoca. “Strong” con la sua anima acustica è una nuova, emozionante ballata, mentre con “Back In Time” la band ci da conferma della sua classe compositiva con un pezzo di stampo rock'n'roll decisamente divertente. La chiusura è affidata alla title track, pezzo nel quale emerge tutto l'amore della band verso gli eccellenti Alter Bridge, una buona conclusione per un disco piacevole, mai scontato, che potrebbe rappresentare il punto d'origine di una band che, se “accudita” a dovere, potrebbe realmente arrivare a togliersi (e a donarci) gran belle soddisfazioni.