Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2015
Durata:40 min.
Etichetta:logic(il)logic Records
Distribuzione:Andromeda Dischi

Tracklist

  1. BACK TO THE MOVE
  2. WHISKEY
  3. EXPLOSIVE SOUND
  4. 250 DOLLARS
  5. BLACK MAGIC NIGHT
  6. DIRTY FINGERS
  7. HEROES' DAYS
  8. I AM
  9. NOTHINGNESS DANCE

Line up

  • Gabriel Grisanti: guitars, vocals
  • Riccardo Menini: guitars
  • Edoardo Micheloni: bass
  • Giorgio Nuzzo: drums

Voto medio utenti

Fuori piove, ma quello che esce dagli speakers del mio PC evoca panorami decisamente assolati e aridi, dove eventualmente la malinconia arriva per un bel tramonto infuocato e non per l’acqua che scende lenta e inesorabile osservata attraverso i vetri semiappannati di una finestra metropolitana.
In realtà, nella musica dei Dirty Fingers troverete, oltre a schegge di blues e southern-rock, anche tanto metal, rock n’ roll e un pizzico d’iconoclastia punk, il tutto mescolato in una forma sonora davvero energica e possente, capace di evocare sensazioni ben poco introspettive, in un crogiolo di Corrosion Of Conformity, Down, Metallica, BLS e Motorhead, senza dimenticare qualcosa dei Rebel Meets Rebel (progetto di heavy / country concepito dal cantante David Allan Coe e degli ex componenti dei Pantera Dimebag Darrell, Rex Brown e Vinnie Paul), non a caso inseriti tra le influenze del quartetto veronese.
Groove denso e saturo, strutture chitarristiche incisive e una buona capacità di scrittura, rappresentano, assieme al cantato “declamatorio” di Gabriel Grisanti, le caratteristiche principali di una band piuttosto interessante e determinata, che in “250 Dollars” riesce a rileggere la lezione dei suoi modelli senza esporsi troppo a recuperi acritici, alla lunga sterili e inefficaci.
Forse proprio lo stile vocale di Gabriel, abbastanza peculiare e tuttavia leggermente monocorde, potrebbe finire per diventare l’ago della bilancia nelle valutazioni dei metalofili, e tuttavia la sua discreta prova nella suggestiva ballata agreste “Black magic night” documenta la possibilità di una variazione di registro che forse andrebbe sfruttata in maniera più estesa.
Ciò detto, la forza d’urto di “Back to the move”, l’afflato sudista di “Whiskey”, il “tiro” della title-track, le cadenze thrashy di “I am” e il tocco Sabbath-iano di “Nothingness dance”, interpretano al meglio le caratteristiche di un debutto dalle indubbie qualità, magari non straordinariamente distinguibile nella media delle uscite del settore, eppure parecchio coinvolgente.
Fuori continua a piovere … e con il sound caldo e sanguigno dei Dirty Fingers, la cosa non ha la benché minima importanza..
Recensione a cura di Marco Aimasso

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