"Andate e moltiplicatevi!"Ecco, questa famosa frase non mi sembra sia uscita da
Muhammed Suiçmez, eppure, anno dopo anno gli epigoni dei maestri
Necrophagist aumentano, perdendo però ad ogni passaggio un qualcosa che potremmo chiamare... bisogno di dire qualcosa.
Se la band tedesca rimane un simbolo per un intero movimento (quello del technical death, per i profani) gli imitatori si diffondono a macchia d'olio, spesso badando a raggiungere un elevato tasso tecnico/esecutivo personale per poi dire "ok, ora sono pronto, lo faccio anch'io".
È un discorso generale il mio, che deriva dalla quantità sempre maggiore di dischi di questo tipo che arrivano in redazione. Fortunatamente ci sono eccezioni, alcune band aggiungono un po' di personalità alla proposta, sia essa epicità, oscurità, coesione, oppressione, pesantezza, prezzemolo, una grattugiata di Reggiano, un pizzico di posterdati... Altri, purtroppo, si limitano a proporre un mix di tecnica, garbuglio, velocità che non è da disdegnare ma che risulta abbastanza sterile.
Oggi spendo due righe sugli statunitensi
Eschaton che debuttano con un disco che ha qualche spunto interessante ma che soffre di molti problemi elencati poco fa. Il loro death metal è tanto tecnico quanto freddo e impersonale, i suoni sono secchi e ultra triggerati, le parti di basso in evidenza, le chitarre in sweep dal songwriting un un po' limitato, povero di riff interessanti ma, almeno, impreziosito da inserti melodici apprezzabili. Buono l'uso della voce, abbastanza vario, con alternanza di growl modulati e high pitch. Alla formula base descritta poco sopra ci aggiungono un tocco "x-core" da new generation e partiture spezzate che richiamano qualcosa dei
Meshuggah, tutto qui.
In generale, gli
Eschaton sono più godibili nei momenti melodici o nei passaggi più vari e ricercati piuttosto che nelle parti veloci in blast beat, dove rimangono inoffensivi. Ogni tanto riusciamo ad assistere a qualche buono stacco, a qualche intuizione riuscita poi, quando si comincia a pestare, la superficialità e la banalità esplodono e la batteria gira come un grinder senza carne dentro.
Il discorso è sempre il solito: la band sa suonare, le canzoni non sono del tutto brutte ma ogni mese, di 15/20 dischi simili che escono, uno o due hanno l'ingrediente in più. Gli
Eschaton no, non ce l'hanno.
"Immortal Mutilation" (una delle meglio riuscite).
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